Bangladesh, via la parola “vergine” dai moduli di nozze

L'alta corte del Bangladesh ha ordinato che nei moduli di nozze la parola “vergine” sia sostituita dalla dicitura “non sposata”. Restano invariate le altre due opzioni nei documenti per la registrazione del matrimonio: “vedova” e “divorziata”. Hanno accolto con favore la sentenza i gruppi per i diritti delle donne, secondo i quali la dicitura “vergine” era umiliante e avevano fatto appello alla Giustizia nel 2014. “L'alta corte ha anche stabilito, in un verdetto separato, che ora anche lo sposo deve dichiarare il loro stato civile (sposato, vedovo o celibe)- riferisce l’Agi-. Le leggi sul matrimonio in Bangladesh, Paese a maggioranza musulmana, sono state criticate dai gruppi per i diritti umani come discriminatorie e restrittive. Molte ragazze sono costrette, in giovane età, a nozze combinate. Le modifiche dovrebbero entrare in vigore tra pochi mesi, quando il verdetto completo della corte verrà pubblicato ufficialmente”.

Antiche discriminazioni

La situazione delle donne in Bangladesh è drammatica sia in famiglia, come testimoniato dalla crudelissima pratica degli attacchi con l’acido, che nel mondo del lavoro. “La loro partecipazione nel mondo del lavoro si concentra nel settore agricolo e in quello delle industrie dell'abbigliamento, in quest´ultimo la componente femminile è pari all’80% del totale degli impiegati- sottolinea l’europarlamentare Patrizia Toia-.Le condizioni nelle fabbriche sono precarie e si assiste ad una sistematica privazione dei diritti sindacali fondamentali. E’ tristemente rimasto nella memoria di tutti il micidiale crollo dell'edificio del Rana Plaza, avvenuto del 24 aprile 2013 che provocò la morte di 1137 lavoratori, oltre 200 risultano tutt’ora dispersi”. Le donne che lavorano nelle fabbriche tessili per oltre dodici ore al giorno, spesso sono sottopagate. Le lavoratrici possono essere soggette ad una serie di malattie come mal di testa, problemi agli occhi, sordità e dolori muscoloscheletrici oltre che a depressione per il lavoro estremamente meccanico e monotono. “A questo quadro desolante dobbiamo aggiungere che le donne sono spesso costrette ad affrontare maltrattamenti, molestie e violenze- spiega Toia-Non sono rari i casi di lavoratrici che si trovano a subire molestie in fabbrica e che rischiano di essere violentate per strada, nel tragitto tra casa e lavoro. Dobbiamo assolutamente aumentare gli sforzi volti a proteggere le donne e a migliorare la loro condizione innanzitutto sociale e poi lavorativa. Dobbiamo porre fine alla violenza di genere sul posto di lavoro, che viene perpetrata proprio in quelle fabbriche in cui i giganti della moda low cost producono abbigliamento, anche per noi europei. Dobbiamo lavorare sempre più come Unione Europea sulle catene di valore dell'abbigliamento sostenibile”.

(Dis)pari opportunità

Anche il Bangladesh, nel 1995, fu uno dei Paesi sottoscrittori della piattaforma d'azione di Pechino – adottata dalla quarta Conferenza mondiale sulle donne -, la quale, ha sottolineato la necessità di riconsiderare le relazioni uomo-donna all'interno della società e ha affermato, come valore universale, il principio delle pari opportunità tra i generi e della non discriminazione delle donne in ogni settore della vita, pubblica e privata. “Un grande passo formale che, in sostanza, deve ancora vedere una piena e reale attuazione. Il Parlamento europeo, anche in virtù dei rapporti e delle relazioni che intrattiene con il Bangladesh – specialmente sulla base di accordi di cooperazione sul partenariato e sullo sviluppo- si è formalmente impegnato per difendere i diritti delle donne laddove li vede violati”, avverte Toia. Il rispetto e la promozione dei diritti umani e dei principi democratici sono il fondamento delle politiche interne e internazionali e costituiscono un elemento essenziale dell'azione esterna dell'Ue, per questo, nella Risoluzione del 6 aprile 2017 sul Bangladesh, viene richiesto che le autorità bengalesi si impegnino realmente per conseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile adottati a livello internazionale, in particolare al fine di ridurre le disuguaglianze e garantire la parità di genere e i diritti delle donne.

Violazioni dei diritti umani

Milioni di donne e ragazze in tutto il mondo sono assalite, picchiate, violentate, mutilate e persino uccise in quella che costituisce una terribile violazione dei loro diritti umani. “Dobbiamo sfidare alla radice la cultura discriminatoria che permette a questa violenza di continuare: chiedo a tutti i governi di mantenere le loro promesse per fermare ogni forma di violenza contro le donne e le ragazze in ogni parte del mondo, e invito tutti ad appoggiare questo importante obiettivo”, disse Ban Ki-moon per la Giornata Internazionale delle Nazioni Unite per l’eliminazione della violenza contro le donne.