Istigavano alla violenza: tra gli indagati anche “Miss Hitler”

C'è anche Miss Hitler tra i 12 indagati per associazione a delinquere finalizzata alla propaganda e all'istigazione per motivi di discriminazione etnica e religiosa

Francesca Rizzi che nel 2019 partecipò e vinse il concorso "Miss Hitler"

C’è anche una donna tra i dodici indagati dalla Procura di Roma nel procedimento che ha portato oggi i carabinieri del Ros ad effettuare una serie di perquisizioni in tutta Italia. Si tratta di Francesca Rizzi che nel 2019 partecipò e vinse il concorso “Miss Hitlersvolto sul social network Vk.

Miss Hitler

La donna, raggiunta come gli altri dal provvedimento dell’obbligo presentazione all’autorità giudiziaria, fa parte del gruppo antisemita “Ordine Ario Romano” a cui i pm di Roma, coordinati dal procuratore Michele Prestipino, contestano il reato di associazione a delinquere finalizzata alla propaganda e all’istigazione per motivi di discriminazione etnica e religiosa.

Rizzi, secondo l’accusa, aveva cercato contatti con il gruppo estremista portoghese ‘Nova Ordem Social‘. Degli indagati, sei vivono nel Lazio (4 a Roma), tre in Sardegna, uno in Calabria, uno in Abruzzo e uno in Lombardia.

Le indagini partite nel 2009

L’accusa ipotizzata nei confronti dei 12 indagati è di associazione finalizzata alla propaganda e all’istigazione per motivi di discriminazione etnica e religiosa. Le indagini sono partite nel 2009 e hanno portato alla scoperta del gruppo ‘Ordine ario romano’ che – grazie alla community Vk, uno dei social più utilizzati in Russia – diffondeva post con contenuti razzisti e tesi complottiste.

L’attentato alla Nato

Collegato a Ordine ario romano’ c’era poi il gruppo whatsapp chiamato “Judenfreie Liga (Oar)” dal quale gli indagati istigavano a compiere azioni violente contro ebrei ed extracomunitari.

E sempre su questo gruppo si era iniziata a pianificare un attentato contro una struttura della Nato, con ordigni confezionati in maniera artigianale anche grazie alla collaborazione di altri gruppi simili che operavano in Portogallo. Oltre alle misure, eseguite a Roma, Cagliari, Cosenza, Frosinone, Latina, L’Aquila, Milano e Sassari, sono scattate una serie di perquisizioni in diverse città italiane.

Il professore anti Mattarella

Dalle indagini è emerso che i dodici hanno avuti rapporti “via social” anche con Marco Gervasoni, il professore universitario indagato in un’altra indagine per minacce a offese al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il professore universitario di 53 anni, è risultato essere in collegamento con gruppi e militanti di ispirazione suprematista e antisemita tramite la piattaforma social russa VKontakte (simile a Facebook).

Il professore, nato a Roma, insegna all’Università del Molise. Tra gli indagati dello scorso 11 maggio per i reati di offesa all’onore e al prestigio del presidente della Repubblica e istigazione a delinquere – 11 in tutto compreso il professore – figuravano anche un pensionato, un ottico, due giornalisti di testate online, l’impiegato amministrativo di un ospedale di Roma e uno studente. Dagli accertamenti è poi emerso che tre di loro gravitavano in ambienti di estrema destra e a vocazione sovranista.