Science: “Con crisi climatica mondo sull’orlo di sedici disastrosi punti critici”

La crisi climatica sta portando il mondo sull'orlo di sedici "disastrosi" punti critici, secondo uno studio pubblicato su "Science"

An Milano 13/08/2012 - caldo afa a Milano / foto Andrea Ninni/Image nella foto: caldo afa a MIlano

La crisi climatica sta portando il mondo sull’orlo di molteplici “disastrosi” punti critici: è la conclusione di uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica “Science” realizzato da un gruppo di esperti guidato da David Armstrong McKay, scienziato dei sistemi terrestri dell’Università di Exeter.

Per stimare i punti di non ritorno, McKay e i suoi colleghi hanno raccolto prove da antichi registri climatici, nonché osservazioni moderne, previsioni di modelli e migliori stime attuali. Hanno esaminato i sistemi ecologici, atmosferici e di altro tipo per identificare quelli più a rischio di cambiamenti improvvisi, irreversibili o autosufficienti quando la Terra si riscalda. 

Quindi, hanno stimato la quantità minima di riscaldamento che potrebbe innescare un punto di non ritorno in ciascun sistema, nonché il riscaldamento massimo che un sistema potrebbe essere in grado di sopportare prima che un cambiamento catastrofico diventi inevitabile. Gli autori hanno anche fatto una stima migliore di dove si trova ciascun punto critico, da qualche parte tra gli estremi, e hanno notato quanto fosse alta la loro fiducia in ciascuna delle 16 previsioni.

I punti critici

Secondo lo studio, gli scienziati hanno scoperto che – all’attuale livello di riscaldamento globale – 1,1°C dall’era preindustriale – la Terra ha già superato la stima del rischio di fascia bassa per cinque punti di non ritorno, mettendo a rischio le barriere coralline, il permafrost – ricco di carbonio – e il ghiaccio polare.

Solo 0,8°C di riscaldamento potrebbero aver già accelerato il declino della calotta glaciale della Groenlandia, che potrebbe produrre un enorme innalzamento del livello del mare.

E solo 1°C di riscaldamento potrebbe aver messo la calotta glaciale dell’Antartide occidentale sulla strada del collasso. Per entrambe le calotte glaciali, gli autori stimano che 1,5°C sia la soglia di ribaltamento più probabile.

Inoltre, il collasso di una corrente chiave nell’Atlantico settentrionale interromperebbe le piogge da cui miliardi di persone dipendono per l’alimentazione.

Con un riscaldamento di 1,5 gradi – pari all’aumento minimo attualmente previsto – quattro dei cinque punti critici passano da possibili a probabili. Sempre a 1,5 gradi, diventano possibili altri cinque punti critici, tra cui cambiamenti in vaste foreste settentrionali e la perdita di quasi tutti i ghiacciai di montagna.

Nel complesso, i ricercatori hanno trovato prove per 16 punti critici, con gli ultimi sei che richiedono un riscaldamento globale di almeno 2 gradi per essere innescati. I cosiddetti punti di non ritorno avrebbero effetto su tempi che variano da pochi anni a secoli.

Gli scienziati del clima mettono in guardia contro interpretazioni “cataclismiche” dei risultati. Lo studio indica infatti che “molti punti di svolta davvero negativi sono ancora evitabili”.