La Croce di Lund al Centro ecumenico di Ginevra

L'inizio dell'annuale Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, che Papa Francesco concluderà giovedì prossimo con la celebrazione dei vespri nella Basilica di San Paolo fuori le mura alla presenza dei leaders delle altre confessioni, ha visto la collocazione definitiva nella cappella del Centro ecumenico di Ginevra (Svizzera), dove ha sede il Consiglio mondiale delle chiese (Wcc), della cosiddetta “Croce di Lund“. Si tratta della coloratissima Croce dipinta dell’artista salvadoregno Christian Chavarria Ayala in occasione del viaggio del S. Padre a Lund, il 31 ottobre 2016, per la commemorazione dei 500 anni della Riforma protestante. Un evento che fu definito “pietra miliare nella storia delle relazioni tra cattolici e luterani e per tutto il movimento ecumenico”. L'opera vuole suggellare la ritrovata sintonia, se non proprio l'amicizia, tra cattolici e luterani. L'artista, luterano, ha rappresentato Gesù che condivide il pane e il vino con gente di tutte le nazioni.

La celebrazione ecumenica si è svolta alla presenza di Martin Junge, segretario generale della Federazione luterana mondiale (Flm), che accolse Papa Francesco in Svezia, di Olav Fykse Tveit, segretario generale del Wcc, e del card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, che ha tenuto la predica insieme alla pastora Kaisamari Hintikka, responsabile delle relazioni ecumeniche per la Flm.

“La Croce di Lund – ha detto il porporato svizzero – esprime in maniera visiva che ci troviamo lungo il cammino che conduce dal battesimo, che è comune tra noi, alla Eucarestia che da lungo tempo desideriamo celebrare insieme e verso la quale dobbiamo compiere passi in avanti. La Croce di Gesù ci mostra ciò che già ci unisce e ciò di cui essere profondamente grati. Nella logica umana – ha continuato il cardinale Koch – la morte cruenta di Gesù sulla croce avrebbe richiesto vendetta (…) ma sulla croce Gesù ci ha mostrato che l’unica vendetta che conosceva è il suo no irremovibile alla violenza e alla vendetta e il suo sì incondizionato alla riconciliazione, per quanto lontana essa può apparire”. Il cardinale ha quindi invitato a mettersi all’ascolto della croce che “ci chiama alla riconciliazione“.