“A Loppiano tutti si sentono a casa”

Dopo il suo arrivo in elicottero a Loppiano, la “città di Maria” fondata 50 anni fa da Chiara Lubich, il primo gesto di Papa Francesco è stato pregare davanti a un'immagine di Maria dipinta da un indu' che volle donarla alla fondatrice del Movimento dei Focolari. L'immagine è la principale del Santuario “Maria Theotokos” dove Francesco si è recato come prima tappa, appena giunto da Nomadelfia. A Loppiano Francesco è stato accolto da Maria Voce, presidente del Movimento dopo la morte di Chiara, e dal cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze. Loppiano è la cittadella “prototipo” di altre ventiquattro presenti in tutti i continenti, nei più svariati contesti sociali e culturali, come negli Stati Uniti, nel Camerun, nelle Filippine, in Germania, Brasile, Argentina. “Chiara Lubich ha sempre desiderato vedere realizzate queste piccole città, laboratori di convivenza umana, bozzetti di mondo unito, testimonianza di come potrebbe essere la società se fosse basata sull'amore reciproco del Vangelo. Ecco quello che vorrebbe mostrare Loppiano al mondo”, ha spiegato Maria Voce al Papa facendo cenno anche alla difficile situazione che vive Fontem, la “mariapoli” del Camerun che è in una zona dove si sta combattendo. “Oggi davanti a Lei – ha detto Maria Voce – ci sono vari gruppi (erano presenti circa 7000 persone, ndr): oltre agli abitanti di Loppiano, ci sono numerosi membri del Centro del Movimento che, come Lei sa, ha sede a Rocca di Papa; c'è un folto gruppo di persone che rappresenta il Movimento dei Focolari delle altre regioni italiane; ci sono tanti amici di Loppiano: del Valdarno o di luoghi anche molto lontani. Tra loro, il nostro amico Luce Ardente, monaco buddista, che ha vissuto qui per alcuni mesi e che oggi è voluto tornare con altri monaci tailandesi”.

Spiritualità del noi

Il Papa ha aperto il suo discorso scherzando sulla lunghezza (“14 pagine, vi annoierete”) e anche con Maria Voce (“grazie per le sue parole è stata chiarissima, si vede che ha le idee chiare” ha detto giocando sul nome della fondatrice). Poi ha affermato che “a Loppiano tutti si sentono a casa“. Rispondendo alle tre domande che gli sono state rivolte, il Papa ha preso le mosse da quanto gli è stato detto dai “pionieri” di Loppiano parlando di memoria: “Quando, non dico un cristiano, ma un uomo o una donna chiude la chiave della memoria incomincia a morire. Se non hai memoria… i frutti dell'albero sono possibili perché ha radici, non è sradicato. Questa è la cornice della vita”. Poi ha fatto riferimento a due “parole chiave” ovvero “Coraggio e perseveranza“. Occorre, ha spiegato, “parresìa nella preghiera” e contro i “tarli” spirituali “che rovinano l'anima” occorre “chiedere allo Spirito Santo la franchezza” necessaria anche “nelle relazioni nella comunità: siate sempre sinceri, aperti, franchi, non paurosi né pigri, né ipocriti. Non stare in disparte per seminare zizzania, per mormorare. Sapete – ha aggiunto – che questo distrugge la Chiesa, la Comunità e anche la propria vita, avvelena anche te”. E con il coraggio la capacità di “sopportare, imparare ad abitare le situazioni impegnative della vita. La speranza non delude mai, mettetevelo in testa” ha esortato il Papa. Che poi ha suggerito di chiedere “la grazia dell'umorismo, è l'atteggiamento umano che più si avvicina alla grazia di Dio. Ho conosciuto un santo prete, impegnato fino qui di lavori ma che mai lasciava di sorridere e aveva senso dell'umorismo. Chi lo conosceva diceva che era capace di ridersi degli altri, di se stesso e anche della propria ombra”. Loppiano, ha aggiunto il Papa, deve essere una “città in cui risalti bellezza del popolo di Dio” e con essa la “spiritualità del noi“. A questo proposito, il Papa ha raccontato un aneddoto: “Potete farvi, a voi e agli altri, per scherzare, questo test, me lo ha fatto un prete che è qui nascosto. Mi ha chiesto: qual è il contrario dell'io? E io sono caduto nel tranello: tu, gli ho risposto. E lui mi ha detto no, il contrario di ogni indivudalismo, io tu, è noi. Questa spiritualità del noi è quella che dovete portare avanti, che ci salva da ogni interesse egostico. Non è solo un fatto spirituale ma realtà concreta con formidabili conseguenze. Ripartite sempre da questa realtà che è viva, non dalle teorie”.

Dialogo e prossimità

La seconda domanda era su quale contributo “fresco e creativo” devono dare scuole di formazione e realtà come l'istituto universiario Sophia. “Fresco e creativo, chiedono niente” ha scherzato ancora il Papa che ha parlato di sinodalità. “A Loppiano non ci sono periferie – ha aggiunto – è una grande ricchezza poter disporre di tutti questi centri di formazione. Dategli nuovo slancio progettandoli sulle frontiere” mettendo alla base “un patto formativo per ognuno di questi percorsi”. Il Papa ha sottolineato come dialogo e prossimità “siano metodo privilegiato: non si può essere cristiano senza essere prossimo. E' quello che ha fatto Dio quando ha inviato il Figlio, e già prima con il popolo di Israele. Questa parole è chiave nel cristianesimo e nel vostro carisma”. Poi ha ricordato i tre linguaggi necessari per una corretta educazione, quelli di “testa cuore e mani: pensare bene, sentire bene e lavorare bene. Noi abbiamo ereditato questa idea non sana che educazione è riempire di concetti la testa, quanto più sai, migliore sarai… no. L'educazione deve toccare testa, cuore e mani” in maniera unitaria. Il Papa ha anche annunciato la prossima apertura di una sede locale dell'istituto Sophia in America Latina.

Fedeltà creativa

L'ultima domanda riguardava l'attualizzazione della missione di Loppiano. “La storia di Loppiano non è che agli inizi, è un piccolo seme che deve mettere radici robuste e portare frutti – ha detto il Papa – Questo chiede umiltà, apertura, sinergia, capacità di rischio. Urgenze, spesso drammatiche, non possono lasciarci tranquilli. In questo cambiamento di epoca” è necessario “vincere la sfida epocale della cultura condivisa dell'incontro e della civiltà dell'alleanza, questa è la sfida. Servono persone e famiglie capaci di tracciare strade nuove. Il Vangelo è sempre nuovo. La sfida – ha proseguito – è la fedeltà creativa, essere aperti al soffio dello Spirito Santo, intraprendere con coraggio vie nuove”. Il Papa ha invitato a leggere gli Atti degli apostoli, più volte, per prendere spunto dai primi cristiani che erano “fedeli” ma erano anche capaci “di tante pazzie andando dappertutto. E come si fa a seguire lo Spirito Santo? Praticando il discernimento comunitario, ascoltando in comunità”. Siate “artigiani del discernimento comuntario – ha concluso – non è facile ma è necessario se vogliamo avere fedeltà creativa”.

Il Papa ha terminato invitando a mettersi “alla scuola di Maria per imparare a vivere con Gesù e di Gesù. Maria era laica, non dimenticatelo. Vi suggerisco un bell'esercizio, prendere i passi della vita di Gesù più conflittivi e vedere come Maria reagisce, chiedersi come avrebbe reagito Maria. E' una vera scuola per andare avanti con fedeltà creatività perché Maria è la donna del coraggio e della pazienza”.

Il S. Padre è decollato alle 11.38 da Loppiano per fare ritorno in Vaticano.