L’ONU CONDANNA LE VIOLENZE DI MATRICE ETNICO-RELIGIOSA NEL CENTRAFRICA

Il Consiglio di sicurezza Onu esprime profonda preoccupazione per la recrudescenza delle violenze interreligiose a Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana, e ne chiede l’immediata cessazione. I quindici dal Palazzo di Vetro condannano gli attacchi ai civili e chiedono che i responsabili siano chiamati davanti alla giustizia. L’appello è rivolto anche a tutte le milizie perché depongano le armi e pongano fine a ogni atto che destabilizzi la situazione. Sempre l’Onu, già nel 2014, avvertiva la comunità internazionale: “Sono presenti tutti gli elementi che abbiamo visto in altre situazioni, come nel Ruanda o in Bosnia, affinché si verifichi un genocidio. Non ci sono dubbi”.

Il presidente Michel Djotodia è accusato dalla comunità internazionale di passività di fronte alle violenze e i saccheggi delle ultime settimane, dei linciaggi e mutilazioni perpetrati, che insanguinano il suo Paese. Djotodia ha assunto il potere nel marzo del 2014 grazie alla ribellione Seleka, a maggioranza islamica e diretta dallo stesso Djotodia: da allora, il Paese è precipitato in una crisi umanitaria senza precedenti provocata da numerose violenze di matrice etnica e religiosa e che ha costretto migliaia di persone ad abbandonare le proprie abitazioni.

Approfittando dei disordini presenti nella capitale, circa 500 detenuti sono riusciti ad evadere dalla prigione “Ngaragba” di Bangui. La maxievasione è stata confermata dalle stesse fonti giudiziarie. Il bilancio degli ultimi giorni di scontri dovuti alle bande di miliziani armati che stanno saccheggiando le sedi delle organizzazioni umanitarie internazionali è di 42 morti confermando lo stato di semi anarchia in cui versa il Paese africano.