Long Covid: ecco chi ne soffre di più

Covid. Foto di Fusion Medical Animation su Unsplash

Quando si parla di Long Covid di tratta di quella condizione di persistenza di segni e sintomi che continuano o si sviluppano dopo un’infezione acuta da SARS-CoV-2. Se i sintomi continuano a manifestarsi oltre quattro settimane dall’infezione fino a 12 settimane, si parla di malattia CoViD-19 sintomatica persistente; se i sintomi si prolungano per più di 12 settimane e non possono essere spiegati da nessun’altra condizione, si parla di Sindrome post-CoViD. Il Long-CoViD include entrambe queste condizioni.

In tema di long COVID, si segnala un articolo (Ahmad F.B e altri) che valuta l’uso del termine “sequele post acute di COVID-19”, come causa determinate il decesso nei certificati di morte, negli Stati Uniti. È emerso che sono stati segnalati 3.544 decessi che contenevano questa indicazione, tra il 1° gennaio 2020 ed il 30 giugno 2022, con un picco nel giugno 2021 e nell’aprile 2022. La segnalazione di morte per sequele di COVID-19 ha riguardato soprattutto gli anziani (oltre 85 anni), gli indiani d’America, i nativi dell’Alaska e le persone di sesso maschile. È ormai noto da tempo che l’obesità è un importante fattore di rischio per lo sviluppo di forme gravi di COVID-19 ed uno studio (Martínez-Colón G.J.) ha permesso di meglio chiarire alcuni meccanismi che possono essere responsabili dell’evoluzione sfavorevole dell’infezione nei soggetti obesi.

In particolare, si è evidenziato in casi autoptici la presenza di RNA di SARS-CoV-2 nelle cellule del grasso (adipociti) che si associava ad un’importante risposta infiammatoria di tipo cellulare. Inoltre, è stato dimostrato che erano bersaglio di SARS-CoV-2, due tipi di cellule: gli adipociti ed i macrofagi. Nello specifico, SARS-CoV-2 risultava essere in grado di infettare gli adipociti, nei quali si replicava e nel contempo induceva un’importante risposta infiammatoria, sia locale che sistemica, attraverso il coinvolgimento dei macrofagi. La diagnosi di Long-CoViD è prettamente clinica e si basa su una storia di CoViD-19 e un mancato recupero completo con lo sviluppo di alcuni dei sintomi. Ossia Fatica persistente, stanchezza eccessiva, debolezza muscolare, dolori diffusi e peggioramento dello stato di salute percepito. Sintomi respiratori: dispnea, tosse persistente e diminuzione della capacità di espansione della gabbia toracica. Sintomi cardiovascolari: senso di oppressione e dolore al petto, tachicardia e palpitazioni al minimo sforzo, aritmie e variazione della pressione arteriosa.

Ad essere più colpito dal Long Covid sono le donne, chi ha un’età avanzata, chi è obeso o sovrappeso e chi è stato ospedalizzato per CoViD-19. In quest’ultimo caso, vi è un’apparente correlazione con il numero delle patologie croniche preesistenti e con la gravità degli interventi richiesti (ad esempio ricovero in terapia intensiva). La suscettibilità sembra, inoltre, aumentare con il numero di sintomi nella fase acuta (in particolare con la dispnea) ma l’associazione con la loro gravità non è ancora chiaramente definita. Sebbene l’ampiezza dello spettro sintomatologico del Long-CoViD renda complesso definire quadro clinico ed epidemiologia, la condizione ha un rilevante impatto clinico sul singolo paziente e genera di riflesso nuove sfide in ottica di sanità pubblica, richiedendo dal punto di vista della presa in carico del paziente un approccio multidisciplinare che necessita di appositi provvedimenti e stanziamenti e la creazione di percorsi locali di diagnosi e assistenza dedicati.

Le modalità organizzative per la presa in carico di questa condizione, nonché le modalità di risposta già attuate sul territorio nazionale in termini di creazione di centri di riferimento per la diagnosi e l’assistenza sembrano essere eterogenee, con ampie variazioni a livello regionale. Sono state, quindi, elaborate raccomandazioni per la gestione dei pazienti con Long-CoViD, che si basano sulle più attuali conoscenze sul tema, con lo scopo di contribuire a standardizzare le attività dei centri clinici sul territorio nazionale. La stesura del documento ha previsto il coinvolgimento di un team multidisciplinare, rappresentativo della natura multi-sistemica del Long-CoViD, con la partecipazione di 16 esperti. E’ stato costituito, quindi, un team multidisciplinare di professionisti con expertise in diverse specialità (medicina interna, geriatria, pneumologia, cardiologia, neurologia, pediatria, infettivologia, odontoiatria) e sono stati coinvolti un medico di medicina generale e un rappresentante dei pazienti. Il panel di esperti è stato identificato principalmente all’interno delle unità operative e comprende anche esperti esterni.