Ostaggi delle lobby

dario_minottaDobbiamo cominciare a renderci conto, prima di parlare della nostra Europa, che se la Terra fosse uno Stato, il suo debito sarebbe il 286% del suo Pil e, di conseguenza, potremmo chiederci, chi stia prestando i soldi al mondo, visto che nel sistema solare, fino a Plutone, non sembra esistano mercati finanziari funzionanti.

Non vi sono dubbi che la corsa della megafinanza sia arrivata al capolinea: il credito non produce più crescita. In questi anni di crisi economica gli Stati hanno emesso liquidità maggiore ma non ne abbiamo goduto, anzi abbiamo notato come il potere d’acquisto del denaro sia sempre più debole, il lavoro sia sempre meno retribuito. L’Unione Europea – questa “unione” di stati che in comune hanno solo una moneta e non delle leggi, dei codici o un esercito – è sempre più un gran mercato che un’entità politica ed è riuscita a spezzare i reni alla Grecia.

La democrazia implicherebbe la capacità di un popolo di decidere delle proprie sorti. Oggi si è abbandonata la sovranità nazionale democratica a degli enti che nessuno ha mai visto e nessuno ha mai votato mentre tutti assistiamo alla distruzione in corso dei diritti sociali.

Sicuramente la Grecia ha raggiunto livelli di indebitamento insostenibili anche a causa dei governi che si sono succeduti e che hanno continuato a spendere. Più del 12% dei greci sono dipendenti statali e il Paese ellenico è sempre stato particolarmente generoso nel distribuire sussidi e pensioni anche in mancanza di vera contribuzione. La disoccupazione è in crescita, il Pil sta crollando ulteriormente e il popolo è esasperato.

Un sistema monetario, ci insegna l’economia, può sopravvivere finché il pagatore di ultima istanza è la collettività dei contribuenti. La Grecia è il primo paese a essere caduto in disgrazia, non perché si sia indebitato ma in quanto la sua economia non garantiva più ai creditori l’esistenza di un prelievo fiscale necessario; non tanto per ripagare il debito che come quello degli altri Paesi è perpetuo, ma per dare, in prospettiva, l’illusione di ripagarlo. Dal punto di vista finanziario, Spagna, Italia, Francia, Portogallo non sono messi meglio della Grecia, ma le loro economie, più dinamiche, danno la garanzia di poter essere ancora tartassate dalla fiscalità generale che rappresenta la cauzione per il debito.

Varoufakis ha tutte le ragioni per essere critico verso Tsipras che un giorno propone di portare avanti un progetto puro e serio di lotta e opposizione contro l’austerità eurocratica ma il giorno dopo si piega al debito e riproietta il popolo in questo circuito perverso. In Italia sono sorti governi tecnici creati appositamente per fare riforme che in realtà, quando e se ci sono state, potremmo chiamarle “riassestamenti” e questi, però, stanno smantellando diritti: pare che la stessa cosa accadrà in Grecia.

Italia, Spagna, Portogallo, Grecia: dalle storie contemporanee di questi paesi comprendiamo chiaramente che siamo all’interno di una deriva tragica e oligarchica della democrazia, orfana della politica, e nella quale sempre più a decidere sono le élite finanziarie. I popoli hanno giorno dopo giorno assenza di peso e subiscono silenziosamente tutti i colpi che un potere continua ad assestare: complice le istituzioni politiche che sono, ormai, la continuazione dell’economia con altri metodi. L’economia sta imponendo il proprio dominio e sta abbattendo la sovranità e l’identità di un popolo per quella globale del mercato.