ELEZIONI GRAN BRETAGNA, SILENZIO E MOLTI DUBBI PRIMA DEL VOTO

Ultima sfida in tv in vista delle elezioni legislative del prossimo 7 maggio nel Regno Unito. Il Premier uscente conservatore David Cameron, il capo del principale partito d’opposizione, il laburista Ed Miliband e il leader liberal democratico Nick Clegg si sono presentati per l’ultima volta in uno studio televisivo prima delle elezioni, previste il 7 maggio. Cameron ha fatto meglio del suo rivale laburista Ed Miliband nell’ultimo question time televisivo, rispondendo alle domande del pubblico. Ma i sondaggi vedono Conservatori e Laburisti gomito a gomito in una sfida che, con buona probabilità, sarà decisa dagli accordi con le formazioni minori nelle settimane successive al voto. L’istituto Ipsos-Mori ha tuttavia visto un leggero vantaggio dei Conservatori sui Laburisti: il 35 per cento dei voti contro il 30 per cento. Ma altri sondaggi predicono l’esatto contrario e tutti potrebbero rivelarsi inesatti perché le differenze sono al di sotto del margine di errore. Un dettaglio che fa capire quanto la situazione si prospetti intricata.

Si teme dunque che le elezioni non riusciranno a fornire alla Gran Bretagna una chiara maggioranza di governo. Il Regno Unito, a cinque giorni dall’election day che giovedì prossimo potrebbe cambiare i connotati politici del Paese, è quindi percorso da timori e fibrillazioni che non avrebbe mai inmmaginato: addirittura il quaranta per cento degli elettori, secondo un ultimo sondaggio, non ha ancora deciso cosa fare. Una percentuale semplicemente inimmaginabile, fino a poco tempo fa, per una nazione che si sentiva un esempio di stabilità grazie al sistema di voto maggioritario e alla quasi eterna alternanza tra conservatori e laburisti.

Queste elezioni si tengono a cinque anni di distanza dalle precedenti, svolte nel maggio del 2010. In quella circostanza il Partito Conservatore di David Cameron aveva ottenuto la maggioranza relativa dei voti, senza tuttavia raggiungere la maggioranza assoluta. Solo dopo alcuni giorni di convulse trattative, Cameron era riuscito a formare un governo di coalizione assieme al Partito Liberal-Democratico di Nick Clegg, ponendo così fine a tredici anni di governo Laburista. Nei successivi cinque anni di governo questa insolita coalizione ha tagliato la spesa per la sanità, aumentato le tasse universitarie e diminuito i posti di lavoro nel settore pubblico. Il risultato è stato una rapida crescita delle persone occupate nel settore privato. Oggi in Regno Unito il tasso di disoccupazione è sceso al 6 per cento, il più basso dal 2008 e comunque uno dei più bassi in Europa.

La grande attenzione all’economia potrebbe essere una condizione favorevole al primo ministro uscente. David Cameron ha ripetuto in tutti i comizi e dibattiti il seguente ritornello: “il nostro governo ha rimesso in piedi l’economia dopo la recessione del 2008-2009, ma il nostro lavoro non è finito”. Viceversa, il suo rivale laburista Miliband cerca di convincere quanti si sentono lasciati fuori dal rampante neo-liberalismo di questo governo e si impegna a alzare il salario minimo e potenziare il sistema sanitario nazionale. I sondaggi, tuttavia, mostrano che nessuno di questi due partiti guadagnerà la maggioranza assoluta. Così si prospetta un governo di minoranza, o un’altra coalizione forzata come quella di cinque anni fa.