Siria, massacro di Khan Sheikhoun, l’Opac conferma: “Fu usato gas sarin”

Nell’attacco del 4 aprile contro il villaggio di Khan Sheikhoun in Siria, costato la vita a oltre 90 persone, fu usato gas sarin. La conferma arriva dall’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche. Il direttore generale dell’Opac Ahmet Uzumcu ha condannato come “un’atrocità” quello che ha definito come “un terribile attacco“. Le indagini non hanno tuttavia individuato responsabili. Gli esiti saranno utilizzati da un’indagine congiunta Onu-Opac per stabilire le colpe.

Gli Stati e gran parte dei Paesi occidentali accusano della strage il regime di Bashar al Assad che già in passato aveva usato armi chimiche per piegare i suoi oppositori. Tre giorni dopo la strage il Pentagono ha lanciato un raid di rappresaglia sulla base aerea di Shayrat, considerata un deposito di arsenali illegali, con 59 missili Tomahawk. Nei giorni scorsi la Casa Bianca ha accusato Assad di “preparare un altro attacco” e minacciato nuove azioni di ritorsione.

La Russia e il governo siriano sostengono invece che il gas tossico sia fuoriuscito da un centro di comando dei ribelli usato come deposito di sostanze usate per costruire armi chimiche rudimentali ma con effetti simili ai gas nervini. Il tutto sarebbe avvenuto, secondo la tesi di Mosca e Damasco, a seguito di un bombardamento condotto con armi convenzionali.

Le rivelazioni dell’Opac arrivano in un momento di particolare tensione tra Stati Uniti e Iran, due attori di primo piano nell’ambito della crisi siriana. L’ambasciatrice Usa alle Nazioni Unite, Nikki Haley, ha accusato Teheran di aver “violato ripetutamente” la risoluzione Onu di ratifica dell’accordo del 2015. Secondo la diplomatica americana, il “ripetuto lancio di missili balistici, un provato contrabbando di armi“, l’acquisto di tecnologia missilistica e violazioni al divieto di viaggiare imposto a ufficiali militari iraniani sarebbero la prova dell’omesso rispetto da parte dell’Iran dei suoi obblighi internazionali.