Difesa, si è dimesso Jim Mattis

Che siano decisioni sue o annunci che piovono direttamente dai suoi collaboratori, una cosa è certa: con Donald Trump non si sa davvero mai cosa può riservare la giornata. L'elenco degli ex stretti collaboratori scaricati o dimissionari è fin troppo lungo e comprende non solo vecchi compagni d'avventura diventati man mano scomodi avversari (come Steve Bannon o, più recentemente, Jeff Sessions) ma anche altri protagonisti dell'amministrazione Trump che, semplicemente, avevano esaurito la loro funzionalità all'interno del suo progetto: è successo con Hope Hicks, con Nikki Haley e, ora, anche con il segretario alla Difesa Jim Mattis. Per il generale la motivazione è semplice: il saluto alla Casa Bianca è dovuto alla mancanza di allineamento fra le sue idee e quelle di Trump. Breve e conciso nella lettera di dimissioni che ha presentato al presidente.

La questione siriana

Se per un periodo il Tycoon e il suo staff erano rimasti sostanzialmente tranquilli, ora l'ondata di licenziamenti e dimissioni sembra essere ripresa, fino a coinvolgere un pezzo da novanta dell'entourage presidenziale come “mad dog” Mattis, in un momento tra l'altro per nulla facile per gli Stati Uniti. Solo nella giornata di ieri, Donald Trump aveva annunciato via Twitter l'intenzione di ritirare dalla Siria le truppe impiegate per il contrasto ai miliziani del sedicente Stato islamico, deicisione che aveva incontrato però la resistenza del Pentagono che, al contrario, riteneva l'Isis non ancora sconfitto nella zona nord-orientale del Paese. Ora, nonostante non siano fino a questo momento arrivate conferme da parte del diretto interessato, è probabile che dietro le dimissioni di Mattis si celi proprio il disaccordo sulla questione siriana.

Le motivazioni

Nemmeno da Trump, per ora, sono arrivati commenti specifici, se non qualche battuta che minimizza l'addio di Mattis leggendolo come un “pensionamento”. Per quanto riguarda le motivazioni dell'addio, a elencarne qualcuna è lo stesso Mattis, per il quale la forza degli Stati Uniti dipende in parte dalla forza delle sue alleanze in tutto il mondo, molte delle quali “sono state notevolmente fiaccate da Trump: “Una convinzione fondamentale che ho sempre sostenuto – ha scritto nella sua lettera – è che la nostra forza come nazione è indissolubilmente legata alla forza del nostro sistema unico e completo di alleanze e collaborazioni. Mentre gli Stati Uniti rimangono la nazione indispensabile nel mondo libero, non possiamo proteggere i nostri interessi o servire quel ruolo in modo efficace senza mantenere forti alleanze e mostrare rispetto per quegli alleati”.