Da Amazon al “climate change”, il sogno di Bezos

Nato ad Albuquerque (New Mexico) nel 1964, Jeff Bezos si laurea in ingegneria elettrica e scienze informatiche alla Princeton University, ma poi sceglie di lavorare a Wall Street. All’età di quasi 30 anni viene nominato vicepresidente di un fondo d’investimenti, il “D. E. Shaw & Co.” e guadagna circa $ 200.000 all’anno. Qui, nel 1992, Jeff conosce e si innamora di una giovane segretaria e aspirante scrittrice appena assunta, MacKenzie Tuttle, la futura ex signora Bezos. Ma Jeff ha un’idea che gli frulla per la testa: si chiama vendita on-line, e quest’idea è sempre più forte dentro di lui.

Il 5 luglio del 1994 Jeff investe 10 mila dollari e fonda una piccola società con l’intento di vendere libri online. La chiama Cadabra, nome che, nei suoi desideri, avrebbe trasformato quel portale in un mondo magico, ma che viene subito bocciato da un consulente legale che gli fa notare che, per assonanza, suona molto più simile a “cadaver” (cadavere). Il suggerimento viene recepito. Jeff sceglie prima “Relentless.com” (provate a vedere dove porta questo indirizzo Web…) e poi “Amazon“, rifacendosi al Rio delle Amazzoni, fiume che è presente anche nel primo logo.

All’inizio, come raccontano più volte Bezos e la moglie, non è stato così semplice. Non erano ammessi sprechi: i due si occupavano di tutto, dall’inserimento dei prodotti al loro reperimento, dalla contabilità alle spedizioni. È diventato un meme motivazionale la foto di Bezos nel suo ufficio, con alle spalle la scritta “amazon.com” realizzata con una bomboletta spray su un pannello di plastica. Siamo nel luglio 1995 e Amazon è operativo. Ogni volta che viene ricevuto un ordine suona una campanella. Dopo qualche giorno, per evitare la pazzia, i pochi dipendenti di Jeff decidono di disattivare quella campanella.

In un mese il sito ha già venduto libri in tutti gli Stati americani e in oltre 40 Paesi del mondo. Le catene di librerie sottovalutano il “nuovo arrivato”, tanto che, nel 1996, i fondatori di Barnes&Noble, la più grande catena statunitense, affermano che “Amazon è apprezzabile, ma verrà spazzato via dal nuovo sito della compagnia” che verrà lanciato a breve. Bezos è preoccupato e scrive pubblicamente: “Può Amazon diventare un grande marchio prima che Barnesandnoble.com compri, costruisca, acquisisca e impari le competenze necessarie per diventare un eccellente rivenditore online?”. Ora sappiamo già come sono andate le cose!

Nel 1997 Amazon viene quotata in borsa. Vale 300 milioni di dollari ed è già “il più grande negozio di libri al mondo”. Nel 1998 smette di vendere solo libri e inserisce a catalogo anche i CD musicali. Nel 1999 l’azienda abbozza quello che sarà il piano strategico migliore di un sito di e-commerce: diventare una “piazza digitale” e mette a disposizione il suo spazio ad altri rivenditori, diventando il più grande “mercato d’Occidente”.

Jeff ha 35 anni ed è il primo CEO, dopo papi, attivisti e presidenti, ad essere eletto come uomo dell’anno, secondo il Time, che gli dedica la copertina e lo definisce “il re del cybercommerce”. Quasi contemporaneamente, però, scoppia a Wall Street la “bolla dot com” e le azioni precipitano in pochi mesi da oltre 100 a meno di 10 dollari. Un momento di crisi non indifferente, tanto che bisognerà attendere il 2008 per tornare ai livelli del 1999.
Da qui, però, la salita di Amazon è stata continua, salvo che per la crisi di fine 2018 nel settore tecnologico.

Mentre Amazon si riprende in borsa e, contemporaneamente, l’e-commerce esplode, Jeff fa scelte innovative continue: dal lancio di “Amazon Web Services”, l’infrastruttura su cui si poggiano i servizi hosting e cloud, alla promozione di Kindle, l’e-reader lanciato nel 2007; dal successo degli assistenti digitali ai lanci nello spazio; dai nuovi progetti di consegna con i droni e con i robot, alla riduzione continua dei tempi di spedizione per gli abbonati di Prime, iniziando addirittura la costruzione di un aeroporto che permetterà di gestire l’intera filiera logistica.

Pochi giorni fa il fondatore di Amazon ha annunciato l’intenzione di lasciare la carica di amministratore delegato dell’azienda, con decorso quasi immediato. Al suo posto si siederà Andy Jessy, finora il chief executive della divisione cloud computing. Dopo i dati dell’ultimo, nonché ennesimo, trimestre da record (che ha visto più che raddoppiati i profitti a 7,2 miliardi di dollari e salire i ricavi del 44% a 125,6 miliardi), l’annuncio del cambio alla guida.

Sicuramente è stato l’arrivo all’apice del successo di Amazon ad aver convinto Bezos che fosse arrivato il momento giusto per passare il testimone. E ora? Sostenibilità, tutela dell’ambiente, spazio ed editoria. Jeff Bezos, a quasi 60 anni, si impegnerà sempre di più su questi fronti. Un altro settore in cui Bezos è da tempo attivo è quello dell’editoria: nel 2013 aveva infatti acquistato il Washington Post, storica testata statunitense. Infine, ma non meno importante, il fondatore di Amazon è interessato, tanto quanto Musk, ai viaggi spaziali, tanto da investire più di un miliardo di dollari all’anno su Blue Origin, la sua compagnia che punta al turismo spaziale.

Jeff, ha inoltre annunciato la fondazione della Bezos Earth Foundation, che da quest’estate finanzierà con oltre 10 miliardi di dollari i progetti più ambiziosi e meritevoli contro il cambiamento climatico. “Il climate change è la più grande minaccia per il nostro pianeta”, ha scritto Bezos sui social network. Certamente, rispetto ai 1000 miliardi che l’Unione Europea vuole stanziare per combattere i cambiamenti climatici, i 10 miliardi di Jeff Bezos possono sembrare veramente pochi ma, come lui ha scritto su Instagram: “Questa somma è soltanto un primo step dell’operazione green”.

“Se viene fatta bene, un’invenzione, per quanto sorprendente, qualche anno dopo diventa normale. La gente comincia a sbadigliare. Ma quello sbadiglio è il più grande complimento che un inventore possa ricevere. — ha scritto Bezos ai suoi dipendenti —. Quando guardate i nostri risultati finanziari, quello che state vedendo in realtà sono i risultati cumulativi a lungo termine di quell’innovazione. In questo momento vedo Amazon al massimo della sua capacità di inventiva e ciò rende questo momento quello ideale per questa transizione”.
Un passaggio di testimone coerente con il suo spirito. Quello che lo spinse, nel 1997, a spiegare in una lettera agli azionisti la sua filosofia: “Sperimenta pazientemente, accetta i fallimenti, pianta semi, proteggi gli alberelli e alza la posta quando si vedono le persone contente“.