Iraq: Isis incendia 19 pozzi di petrolio a sud di Mosul

Mentre l’esercito iracheno avanza lentamente per la completa liberazione di Mosul, ripulendo dalle mine i sei quartieri orientali in cui lo Stato Islamico sembra aver smesso di combattere, dal resto della città trapelano notizie allarmanti. Secondo fonti delle Nazioni Unite, durante il ritiro i militanti del Califfato avrebbero massacrato almeno duecento civili. E nelle zone lontane dal contrattacco del governo di Baghdad, i militanti jihadisti starebbero arruolando i bambini dai nove anni in su per impiegarli nell’ultima, disperata difesa della città rastrellando porta a porta e minacciando punizioni esemplari per chiunque disobbedisca all’ordine.

Riconquistata nelle scorse ore anche Hammam Alil, ultimo bastione dei jihadisti a sud di Mosul (da cui dista circa 25 chilometri), la località tristemente nota perché fungeva da “magazzino”: lì i jihadisti avevano ammassato migliaia di civili pronti per essere utilizzarli come scudi umani. La riconquista di Hammam Alil è fondamentale per i lealisti perché permetterà loro di procedere fino all’aeroporto internazionale di Mosul, 16 chilometri più a nord, nonostante i miliziani abbiano eretto un sistema di barricate e trincee pur di bloccare loro le vie di accesso all’aeroporto.

Intanto, migliaia di famiglie irachene vivono un “inferno pieno di fumo” – come descritto dall’associazione umanitaria Oxfam – a causa di numerosi incendi appiccati ai pozzi di petrolio durante la frenetica ritirata dei miliziani dal sud di Mosul. “Il fumo oscura il sole e rende grigie le facce dei bambini”, scrive Oxfam in un comunicato. Davanti all’avanzata militare del governo, i jihadisti hanno appiccato il fuoco a 19 pozzi di petrolio per poi ritirarsi dalla regione di Qayyara e ripiegare più a nord. Sotto il loro controllo, intorno a Mosul, ci sono ancora molti pozzi petroliferi.