A Mosul si combatte casa per casa, le truppe irachene occupano il palazzo della tv

Prosegue inesorabile l’avanzata dell’esercito iracheno dentro Mosul, dove ormai si combatte casa per casa. Dopo aver sfondato le linee dell’Isis schierate attorno alla roccaforte jihadista le truppe governative sono penetrate nella metropoli da est e in poche ore hanno conquistato interi quartieri e occupato il palazzo della televisione.

Successivamente è scattata una nuova offensiva, questa volta da ovest. “La Nona Brigata è a ridosso della zona occidentale di Mosul” ha annunciato il generale Yahya Rasuldal Joint Operation Command di Makhmur (a sud di Mosul) da dove coordina l’attacco. “Lasceremo ai seguaci di Baghdadi un corridoio aperto a ovest – ha aggiunto – Sarà un corridoio della morte per loro. Li spazzeremo via con i raid aerei. La zona diventerà il cimitero dei jihadisti”.

A preoccupare Baghad e i suoi alleati è, però, la sorte dei civili, usati come scudi umani dal Daesh per coprire la loro fuga verso la Siria. “I miliziani dell’Isis hanno rastrellato numerosi giovani maschi nei quartieri della città e ora sono tenuti in ostaggio nelle moschee del centro” hanno affermato alcuni attivisti. Nel quartiere di Kharama, zona orientale a ridosso del cuore della capitale del Califfato, “gli abitanti si sono barricati nelle case. I miliziani dell’Isis sembrano scomparsi. I civili sono terrorizzati, aspettano l’arrivo dei liberatori. Ieri molti sono finiti in mezzo al fuoco incrociato. Un’intera famiglia è stata uccisa”.

Lunedì in 25.000 dovevano essere trasportati a forza nel centro di Mosul, solo l’intervento dei raid della Coalizione ha impedito ai camion di arrivare a destinazione, ha denunciato l’Onu. Ma almeno 100 persone tra civili ed ex agenti della polizia irachena “sono tenuti in ostaggio dall’Isis nell’antica chiesa di Babd al Bid, in pieno centro a Mosul”, ha annunciato Abdel Karim al-Kilani, portavoce del governatorato della città. Braccati e allo sbando, i miliziani temono anche la rivolta della popolazione, che sente ‘l’odore’ della liberazione con l’avvicinarsi delle truppe irachene.