Pensare a tre fasce di bisogno per l’indennità di accompagnamento

L’indennità di accompagnamento è stata istituita con la Legge 18 del 1980 ed è un’erogazione mensile data dall’Inps, a seguito di una specifica domanda, alle persone riconosciute come invalidi civili totali a causa di minorazione fisiche e/o psichiche le quali hanno gravi difficoltà a compiere autonomamente gli atti della vita quotidiana e che hanno bisogno dell’aiuto permanente di un accompagnatore. Quindi, coloro che ne usufruiscono, sono persone che hanno un’invalidità riconosciuta con un grado del 100% con accompagnamento. Questa indennità non ha limiti di reddito e quindi non tiene conto della situazione reddituale del richiedente. L’importo della stessa fissato per il 2021 è di 522,10 euro per dodici mensilità.

La prestazione sopracitata è uguale per tutti gli invalidi civili a cui è stato riconosciuto il beneficio, indipendentemente dalla gravità delle limitazioni. In questi tempi si sente molto discutere sul fatto che l’assistenza deve tener conto del bisogno effettivo, delle necessità assistenziali che possono essere di varia natura in quantità e qualità. A mio modesto parere un conto è assistere una persona che, nonostante abbia la necessità di un accompagnatore in diversi atti quotidiani della vita, ha anche delle autosufficienze e potenzialità; altro conto è se consideriamo una persona che dipende in tutto e per tutto dall’assistenza 24 ore su 24 in tutti gli atti quotidiani della vita. Facciamo un esempio per essere maggiormente chiari: una persona con sindrome di down con buone capacità residue ed una persona tetraplegica su sedia a rotelle che non controlla alcun movimento. Se l’assistenza deve essere correlata al bisogno, occorre anche differenziare in qualche modo l’entità dell’indennità di accompagnamento. Senza nulla togliere a nessuno, si potrebbe pensare a tre fasce di indennità il cui importo aumenta in relazione al bisogno. Oppure, lasciando uguale per tutti l’indennità, si pensi ad un serio riconoscimento economico e contributivo per il caregiver familiare in modo che lo stesso possa far fronte ad un impegno così gravoso da non permettergli nessuna attività lavorativa extrafamigliare.