Covid-19, la Polizia locale al fianco degli ultimi: “Il nostro lockdown tra traffico, famiglie e senzatetto”

Non solo controllo delle strade e delle autocertificazioni: il comandante Antonio Di Maggio racconta a Interris.it la mission del corpo durante la pandemia che ha messo in lockdown anche la Capitale

Sostegno alla cittadinanza, supporto alle fasce disagiate della cittadinanza e garanzia di equità nella protezione generale. Di certo, non solo controllo del traffico e delle varie autocertificazioni. L’emergenza coronavirus, anche se non con la potenza distruttiva mostrata in altre regioni, ha costretto agli straordinari anche la Capitale e i suoi abitanti, rimasti a casa rallentando bruscamente il fervore e la produttività di una città che della frenesia e della sua caotica quotidianità quasi un modo di vivere. Accanto all’impegno dei cittadini romani nell’assolvere alle disposizioni del governo, chi ha visto allargare il proprio raggio d’azione è stato il Corpo di Polizia locale di Roma Capitale che, accanto alle consuete mansioni di vigilanza del traffico capitolino, ha svolto e continua a svolgere un essenziale impegno al servizio delle fasce più deboli della cittadinanza. Dalla consegna delle derrate alimentari al supporto nella ripartizione dei bonus spesa, il Comandante generale Antonio Di Maggio traccia a Interris.it il quadro dell’azione della Polizia locale durante il lockdown.

Comandante Di Maggio, l’emergenza coronavirus, anche se in misura minore rispetto ad altri contesti, non ha risparmiato la Capitale, chiamando a un impegno straordinario anche il vostro Corpo. Su quali mansioni si sono maggiormente concentrati i vostri sforzi?
“La principale attività della Municipale è stata, e continua a essere, quella del controllo stradale. Per verificare le motivazioni per le quali le persone escono, tenendo conto del Decreto della Presidenza del Consiglio, allo scopo quindi di appurare che siano effettivamente conformi a quelle previste. Stiamo quindi lavorando alacremente, h 24, ormai da un mese in mezzo. E’ un impegno molto grande: si tratta di un’attività organizzata su tutta la città, che ormai ci vede protagonisti, anche nel personale, ormai da diverso tempo. Per quanto riguarda il controllo delle attività commerciali, anch’esse da controllare, devono rispettare gli aspetti connessi alle disposizioni governative, da rispettare per loro e per i clienti. Il terzo aspetto è quello relativo alla attività che svolgiamo per conto del Comune di Roma nel consegnare i buoni spesa”.

Come viene espletato tale compito su tutto il territorio romano?
“Si consegnano attraverso l’utilizzo di un’applicazione, che si scarica e, attraverso il telefono, si carica una somma di denaro, attraverso dei codici particolari, tramite le Poste o la Polizia locale. Noi consegniamo a casa, mediante l’impegno di 700 volontari del Corpo, che ogni giorno si prestano a notificare e consegnare i buoni spesa a tutti i cittadini che ne hanno fatto richiesta. L’assessorato ai Servizi sociali ci manda l’elenco delle persone a cui dobbiamo consegnarli. E’ stata una direttiva della sindaca Raggi, che ci ha chiesto di partecipare attivamente a questo compito. Noi l’abbiamo fatto in maniera volontaria, abbiamo fatto una ricerca per contattare persone che volessero proporsi per questo gesto di solidarietà”.

Come Polizia municipale svolgete un ruolo attivo anche nella distribuzione di generi alimentari?
“Sì, altra parte è quella relativa alla consegna di generi alimentari, che diamo alle persone attraverso i nostri camion, con colleghi e colleghe che si apprestano a consegnarli, direttamente ai beneficiari o alle associazioni di volontariato, laiche o cattoliche che siano, che li distribuiscono nei vari quartieri. Un altro aspetto è quello curato assieme al nostro cappellano, padre Massimo, responsabile della Basilica di San Sebastiano. A lui abbiamo conferito numerosi camion di generi alimentari e, insieme, li abbiamo distribuiti a parecchie associazioni con le quali collabora e che hanno poi pensato a distribuirle al dettaglio alle famiglie. Quando ci sono delle derrate alimentari che vengono donate al Comune, o che comunque ci viene richiesto di consegnare, è lui il nostro riferimento fondamentale, anche con le altre realtà ecclesiastiche e di volontariato. Il tutto con un criterio che mira a non lasciare indietro nessuno”.

E per quanto riguarda l’assistenza ai senzatetto?
“Ci stiamo occupando anche di questo. Ci stiamo recando alla Stazione Tiburtina e in altre zone della città, consegnando dei dispositivi di protezione. Di più non possiamo fare, anche perché molte volte c’è diffidenza anche da parte loro. Facciamo quanto è possibile fare: il nostro dovere lo espletiamo, senza però poter garantire la riuscita completa dell’operazione. Si tratta di ambienti difficoltosi, dove c’è diffidenza già in una condizione di normalità, figuriamoci in questo momento. Sono contesti molto chiusi, non solo diffidenti ma che, in alcuni casi, manifestano anche comportamenti violenti. I dispositivi quali guanti e mascherine, però, li consegniamo”.

Notoriamente, non è semplice la gestione del traffico in una città come Roma. Posto che l’emergenza Covid ha di per sé sensibilmente ridotto il flusso delle auto, qual è stata la reazione dei cittadini romani alla rimodulazione della quotidianità decretata dalle restrizioni?
“Differentemente da quanto accade quando c’è traffico, i cittadini romani, a parte qualche eccezione che si conta sulla punta delle dita, si sono comportati bene. Noi abbiamo effettuato 650 mila controlli, abbiamo fatto 2.500 multe: se si fa una proporzione si tratta di una percentuale infinitesimale. Le persone si sono comportate benissimo, forse più che in contesti normali. Roma ha risposto alla grande, anche per gli appelli della Presidenza del Consiglio e della sindaca Raggi, che costantemente hanno invitato a restare a casa. Speriamo che tutto si risolva in breve tempo. Il nostro problema è l’amarezza per questo dramma economico. Dico sempre ai colleghi che siamo tutti superfortunati, perché possiamo vivere sufficientemente bene, e dobbiamo avere l’umiltà e la comprensione nei confronti degli altri, e non parlo solo da Comandante. Vorrei che tutti i colleghi si comportassero così e devo dire che è stato così. Un’eccezione sarebbe deplorevole, soprattutto nei confronti di chi sta male”.