Iacomini (Unicef): “La pace è un diritto dei bambini”

Nella Giornata mondiale dell’infanzia e dell’adolescenza, l’intervista di Interris.it al portavoce di Unicef Italia Andrea Iacomini

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Nell’ora più buia c’è bisogno di far luce e illuminare un “oggi” critico con la speranza di un “domani” migliore. “E’ il 20 novembre peggiore che ci troviamo a celebrare, in un’epoca di conflitti, cambiamento climatico e malessere psicologico”, dice a Interris.it il portavoce di Unicef Italia Andrea Iacomini, “ma vogliamo dedicare questa edizione della Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza al diritto dei bambini alla pace, nessuno escluso”.

Periodo storico complicato

Oltre 400 milioni di bambini vivono in aree di conflitto, in base ai dati dell’Agenzia Onu per l’infanzia, e secondo le Nazioni Unite almeno 120mila sono stati uccisi o mutilati tra il 2005 e il 2022. Una media di quasi 20 al giorno. “Siamo in un periodo storico complicato, con conflitti di lungo, medio e breve periodo che infiammano diverse parti del pianeta. Gli effetti del cambiamento climatico colpiscono un miliardo di bambini in 33 aree del mondo, esponendoli al rischio di vivere in condizioni difficili. La malnutrizione raggiunge numeri importanti e in Africa e Sud America quella cronica rappresenta un problema enorme. Il malessere psicologico è diventato il ‘male’ di questo secolo, con tassi di suicidio gravi”, continua Iacomini, che a questo elenco aggiunge “l’aumento delle spose bambine, gli enormi numeri di bambini impiegati nel lavoro minorile e i bambini soldato”, oltre al “ritorno di malattie come morbillo e colera”.

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Triste primato

Nell’ultimo rapporto delle Nazioni unite su bambini e conflitti armati, redatto precedentemente allo scoppio delle due crisi più recenti, quella in Sudan e in Medio Oriente, si registra il più alto numero di gravi violazioni mai verificate dall’Onu, oltre 27mila. “Una cifra che sta a significare come i bambini paghino prezzi altissimi, in termini di vite perse, infanzia rubata e diritti violati, per situazioni che non li riguardano”, chiarisce Iacomini. A questo panorama segue l’attualità degli scontri scoppiati in aprile nella repubblica sudanese e quello iniziato poco più di un mese fa tra Israele e Hamas, che ha come teatro di guerra principale la Striscia di Gaza. “Quella del Sudan è una delle crisi peggiori, l’esito di situazione che dura da vent’anni e non cambia mai, in cui si fanno, sistematicamente e sempre peggio, gli stessi errori”. E’ attualmente la più grande crisi di bambini sfollati al mondo, con tre milioni di loro che hanno dovuto abbandonare le proprie case. Inoltre sono state presentate denunce per più di 3.100 violazioni dei diritti dell’infanzia – tra cui mutilazioni e uccisioni -, ci sono 700mila bambini colpiti da malnutrizione acuta grave e 7,4 milioni non hanno accesso ad acqua potabile in un Paese che fronteggia focolai di colera (21 decessi associati), morbillo dengue e malaria (otto morti). Spostando l’attenzione più a nord est, in poco più di un mese a Gaza sarebbero stati uccisi 4.600 bambini, in Israele 33 e 45 in Cisgiordania, secondo i numeri raccolti da Unicef. “Servono una tregua umanitaria più lunga delle quattro ore di pausa giornaliere e l’ingresso di un maggior numero di camion perché registriamo una carenza di farmaci e acqua”, per via dei danni alla rete idrica, “mentre gli ospedali sono al collasso”, dato che oltre un terzo sono chiusi, continua il portavoce di Unicef Italia, che sottolinea anche che “i bambini sono tutti uguali, quelli israeliani e quelli palestinesi, e non vanno distinti né da vivi né da morti”.

Emergenze dimenticate

“Le emergenze non sono solo quelle che oggi fanno cronaca ma anche quelle di cui non si parla più”, ricorda Iacomini. Si parla meno della guerra in Ucraina, che all’8 ottobre conta 560 bambini uccisi e quasi 1.200 feriti, oltre ai 6,4 milioni bisognosi di assistenza umanitaria, tra i 2,3 milioni ospitati nei Paesi limitrofi e i 4,1 di sfollati interni. Tra le “emergenze dimenticate” invece figurano quelle in Siria, in Yemen e Haiti. Il bilancio della prima, dopo una guerra che si trascina da 12 anni e i devastanti terremoti di febbraio, è di 15 milioni di persone bisognose di assistenza umanitaria, 600mila bambini sotto cinque anni che soffrono di malnutrizione cronica – mentre cresce quella acuta – e uno su tre in età scolare non va a scuola. La grave crisi dello Yemen ha visto, in sette anni di conflitto, oltre 11mila bambini uccisi o gravemente feriti, secondo quanto verificato dalle Nazioni Unite, oltre 4mila bambini soldato, 2,3 milioni di minori ancora sfollati e oltre due milioni sofferenti di malnutrizione acuta. Haiti vive un’emergenza complessa, dovuta a instabilità politica, povertà ed eventi naturali, aggravata da un’epidemia di colera in corso che ha fatto 906 morti.

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Minori in migrazione

Milioni di persone nel mondo sono messe in fuga da condizioni socio-economiche difficili, conflitti, sfruttamento, persecuzioni e discriminazioni, disastri. Oltre 43 milioni non hanno raggiunto la maggior età, un numero raddoppiato in circa dieci anni. Nella cornice delle migrazioni c’è il fenomeno dei minori migranti non accompagnati: solo nel nostro Paese si è registrato un aumento del 60% dei minori stranieri non accompagnati che hanno attraversato la rotta del Mediterraneo centrale, 11.600 arrivati tra gennaio e metà settembre 2023 rispetto ai 7.200 minorenni dello stesso periodo dell’anno scorso. “Servono percorsi certi, sicuri e protetti per loro sia nella prima accoglienza che negli hotspot, bisogna mettere al centro la protezione dell’infanzia e il progetto di vita”, così il portavoce di Unicef Italia.

Costruire un avvenire pulito

Un bambino su tre nel mondo – ovvero 739 milioni – si trova a vivere dove l’acqua scarseggia e oltre la metà di questi è in condizioni di vulnerabilità idrica estrema, per effetto anche del cambiamento climatico.  “Il tema ambientale è globale, tante crisi e problemi sono frutto di alluvioni o di periodi di siccità”, prosegue Iacomini. “Serve mettere in campo le decisioni assunte agli Accordi di Parigi e alle varie conferenze delle parti sul clima, ci vogliono sforzi maggiori per non far pagare queste situazioni a chi già le subisce” – sottolinea – “noi come Unicef siamo impegnati nella battaglia per ridurre le emissioni di CO2 e per far sì che i minori siano coinvolti nella costruzione di un avvenire pulito”. Così come servono solidarietà internazionale, aiuti economici e umanitari, riduzione della conflittualità e passaggi democratici per garantire l’accesso alle cure e all’istruzione primaria – di cui è privo un bambino su quattro. Problema che colpisce soprattutto bambine e ragazze: 129 milioni non hanno accesso alla scuola e “in Afghanistan le ragazzine non possono andare oltre l’istruzione primaria”, specifica.

Colore di speranza e grido di pace

La luce nel buio che oscura i diritti dell’infanzia ha il colore blu di Unicef. Lo stesso che in occasione del 20 novembre, ma anche nei giorni successivi, tingerà monumenti ed edifici di tanti Comuni italiani. La campagna “Go Blue”, iniziativa del Fondo delle Nazioni unite per l’infanzia e l’adolescenza a cui aderisce l’Associazione nazionale comuni italiani (Anci) ha lo scopo di sensibilizzare la cittadinanza su questi temi. “Illuminare con i nostri colori che indicano gioia, speranza e cambiamento ci consente di accendere i riflettori sul grido di pace che si alza dai bambini di tutto il mondo”, dichiara Iacomini. “Dedichiamo questa Giornata al diritto alla pace dei bambini” – conclude – “una pace che non ha colori né parti e non esclude nessuno, la stessa pace di cui ci parla papa Francesco”. Pace per garantire ai più piccoli di vivere liberi, felici e di poter giocare.