Giornata mondiale dei bambini vittime innocenti di violenza: come difenderli?

Troppo spesso si sente parlare di bambini maltrattati, ma quali sono i risvolti e i traumi che questi bambini portano con se per tutta la vita? Interris.it ne ha parlato con la dottoressa Pamela Pace

ll 19 agosto 1982 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, sconvolta dal grande numero di bambini palestinesi e libanesi innocenti vittime degli atti di violenza, decise di commemorare il 4 giugno di ogni anno come la Giornata internazionale dei bambini innocenti vittime di aggressioni. L’obiettivo di questa Giornata è riconoscere le sofferenze indotte ai bambini di tutto il mondo, vittime di violenze fisiche, psicologiche ed emozionali. Questo giorno diventa così un’occasione per ricordarsi che bisogna sempre difendere i diritti dei bambini. Per approfondire questa tematica Interris.it ha incontrato la dottoressa Pamela Pace Psicologa, Psicoterapeuta e Psicoanalista, fondatrice e presidente, dell’Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus, centro per la prevenzione e la clinica del disagio in età evolutiva e del trattamento della famiglia, con particolare attenzione ai disturbi alimentari. La dottoressa, inoltre è autrice di numerose pubblicazioni, tra le più recenti: Un livido nell’anima. L’invisibile pesantezza della violenza psicologica (Mimesis,2018); Un amore in più. La gravidanza e il tempo dell’attesa (Ed. San Paolo, 2018)

Si sente parlare spesso di abuso dell’infanzia, prevenirlo vuol dire permettere al bambino di sviluppare le sue potenzialità innate di crescita e di diventare un adulto ‘completo’. Alla luce di quanto accade nel mondo, quali sono le principali forme di abuso sui bambini?
“La più diffusa forma di abuso è la violenza psicologica che si insinua all’interno dei legami affettivi e di fiducia ogni volta in cui il minore è messo dall’adulto in una posizione di oggetto, in balia del potere dell’altro. L’ab-uso quindi riguarda sempre un uso eccessivo, strumentale del potere sul piccolo, finalizzato ad ottenere vantaggi e un controllo che assoggetta e domina. La violenza psicologica agisce in modo silenzioso, giorno dopo giorno, nel tentativo di acquisire sempre più fiducia e indispensabilità da parte del minore. Agisce su tre leve emozionali: la paura, i sensi di colpa, la vergogna. Tale eccesso di potere, di prevaricazione sull’altro condiziona profondamente il destino della relazione e lascia lividi, cicatrici nell’anima della giovane vittima. Nella violenza psicologica, l’uso strategico di una manipolazione affettivo-relazionale, realizza uno squilibrio dell’interazione umana, stravolgendo e ribaltando la reciprocità, il rispetto del bambino che gradatamente diviene un oggetto utilizzato solo per scopi personali. Tale forma di ab-uso è, sovente, la premessa al passaggio ad una forma di violazione agita: mi riferisco sia alla violenza fisica sia sessuale. La specificità della violenza psicologica riguarda la sua pervasività silenziosa e l’utilizzo, da parte dell’adulto, di strategie ricattatorie, intimidatorie che intimoriscono e inchiodano il minore a rispondere in modo passivo a ciò che l’altro chiede e comanda. La mente dei bambini è più facilmente condizionabile, ecco come può meglio agire il plagio, cioè l’azione costante nel tempo di persuasione, instillazione di dubbi, di idee religiose e ideologie”.

La violenza nei confronti dei minori è un fenomeno molto diffuso in tutti gli ambienti della società, può però essere circoscritto in particolare ad alcuni ambiti socio-culturali o geografici?
“Non sempre la violenza nei confronti dei minori riguarda ambiti specifici, purtroppo è un fenomeno che si può insinuare all’interno del legami, laddove il legame lega e, i bambini, sono soggetti che hanno bisogno della dipendenza da un adulto che possa soddisfare le proprie esigenze affettive, di protezione e, in alcune situazioni, anche vitali. In generale è possibile evidenziare che laddove non vige il rispetto del bambino come soggetto e/o prevalgono interessi e fini politici, militari, sessuali, il rischio di abusare dell’innocenza e della posizione di dipendenza del bambino aumenta. La solitudine e le condizioni di vita disagevoli, economicamente e culturalmente precarie, consentono una maggior diffusione della violenza sui minori”.

Tra gli obiettivi della Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza c’è scritto di “riconoscere il dolore sofferto dai bambini in tutto il mondo, vittime di abusi fisici, psicologici ed emotivi”. Quanto pesano le violenze vissute da un bambino sulla vita dell’adulto che sarà?
“Gli effetti della violenza psicologica, fisica e sessuale su un bambino, rimangono come una cicatrice indelebile che seguirà la sua vita come un’ombra oscura, un peso, un livido nell’anima, come scrivo in una recente pubblicazione. Non penso si possa necessariamente parlare di un determinismo tale per cui quel bambino sicuramente diventerà un adulto violento, perverso o sadico. Non è possibile generalizzare, perché tante sono le condizioni da valutare singolarmente e, non dimentichiamo, che i bambini sono dei grandi “costruttori”, cioè hanno risorse in grado di reagire e arredare in modo vitale il rapporto con l’altro e la vita. Certo molto dipende anche dalla presenza di persone e condizioni ambientali, adatte a permettere al minore di credere ed avere fiducia nella bontà degli adulti. Sicuramente la possibilità offerta ad un bambino, vittima dell’abuso, di elaborare psicologicamente quanto vissuto, rappresenta una preziosa opportunità di crescita e lo protegge dal rischio di una ripetizione dell’abuso stesso, cioè di scivolare nuovamente in una posizione di oggetto in balia del potere dell’adulto. É il trauma che fa di un soggetto l’oggetto del trauma, quindi sono necessari interventi, come un lavoro psicoterapico, che possa riscattare quel bambino dalla posizione di oggetto, di vittima e poter ri-progettare la propria vita”.

In che direzione bisogna muoversi garantire una maggiore efficacia della protezione dei bambini?
“La violenza agisce sovente isolando il minore, cioè cercando di rendere il bambino solo, per poter agire con più forza ed effetto. Ecco l’importanza della rete degli adulti di riferimento. Conoscere l’esistenza della violenza psicologica, i suoi modi agire, permette di poter riconoscere anche i segnali con cui si esprime il malessere di un minore. Operare una sensibilizzazione costante, formare gli adulti che a diverso titolo rappresentano dei riferimenti nell’infanzia, è senz’altro una forma di prevenzione efficace. L’Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori, una Onlus che ho fondato nel 2006 e di cui sono presidente, è impegnata in progetti di sensibilizzazione e prevenzione rispetto alle diverse forme di abuso sui minori: la veicolazione di un opuscolo sulla violenza psicologica e la sua diffusione, stanno consentendo l’incontro in consultorio con tali drammatiche realtà. Uno sguardo e un ascolto costante da parte dell’ambiente e degli adulti sono indispensabili forme di prevenzione e di protezione. Pensiamo solo alla frequenza con cui, oggi, può capitare che un minore incontri, nel mondo web, immagini, parole violente, pornografiche e/o venga attirato e catturato all’interno di reti pedopornografiche. La protezione digitale, “Parental Control”, è una forma privilegiata di vigilanza a protezione del minore. Ritengo che, crescere i figli veicolando una cultura del consenso, consenta ai bambini, di ricevere il valore del rispetto, della libertà soggettiva, l’importanza di poter dire “Sì” e “No”, senza paura di ritorsioni. Una crescita all’insegna della cultura del consenso, può aiutare i minori ad avere fiducia nella parola, nel poter dire e comunicare la propria sofferenza. Senza consenso, c’è ab-uso”.