Giornata in ricordo delle vittime del terrorismo: la storia di John Katsimatides

Nella Giornata Internazionale di Commemorazione e Omaggio alle Vittime del Terrorismo, Anthoula Katsimatides ripercorre con Interris.it l'attacco alle Torri Gemelle in cui il fratello John ha perso la vita

John e Anthoula Katsimatides
A destra John e Anthoula Katsimatides

Una madre immagina la vita del proprio figlio lunga e ricca di soddisfazioni. A volte però la realtà è molto diversa e qualcuno la stronca con un atto di odio che ferisce l’anima dell’umanità intera. 

L’intervista

In occasione della Giornata Internazionale di Commemorazione e Omaggio alle Vittime del Terrorismo, Interris.it ha intervistato Anthoula Katsimatides, americana nata e cresciuta a New York da genitori emigrati dalla Grecia. Anthoula ha aperto lo scrigno dei suoi ricordi e ci ha parlato del fratello John, morto a 31 anni durante l’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001.

Anthoula, chi era John Katsimatides per tutti?

“Mio fratello era un ragazzo speciale, affettuoso, premuroso e anche molto divertente. Era l’anima di qualsiasi festa e tutti quelli che lo conoscevano lo amavano per il suo carattere aperto e travolgente. Lui lavorava come promotore finanziario alla Cantor Fitzgerald al centoquattresimo piano della torre 1 di World Trade Center, la prima ad essere colpita dai terroristi quel giorno”. 

Cosa ricordi di quella mattina? 

“Il cielo era di un blu mai visto e nessuno avrebbe mai pensato che potesse venire offuscato dal fumo e dalla cenere. Quella mattina fui svegliata dalla telefonata di un cugino che vive in Grecia che mi chiese se stavo guardando il telegiornale e voleva assicurarsi che io stessi bene. Rimasi scioccata nel vedere quelle immagini, mi infilai dei vestiti comodi e raggiunsi la casa di mia madre con serenità perché ero certa che a John non era accaduto nulla. Quando però, anche la seconda torre fu colpita, la nostra calma iniziò a trasformarsi in preoccupazione, ma nonostante ciò non avevo la più pallida idea di ciò che stava accadendo nella mia vita e mai e poi mai avrei pensato che quel giorno mio fratello sarebbe diventato una vittima del terrorismo”.

Come immagini siano stati gli ultimi momenti della vita di John? 

“Mio fratello era un essere umano incredibile e aveva molta fede in Dio. Per questo lo immagino in preghiera con un gruppo di colleghi e di amici e nella mia mente lo vedo mentre si prende cura di loro rincuorandoli. John era un ragazzo molto coraggioso e mi piace credere che fino alla fine non abbia avuto paura di morire e mi conforta pensare che forse si è addormentato a causa del fumo che ha respirato e che si sia spento senza alcun dolore fisico”.

L’anno precedente avevi perso un altro fratello. Come avete affrontato una seconda perdita?

“I miei genitori ci hanno cresciuti nella fede e sono convinta che sia stata la forza della preghiera a non farci crollare. Mia madre non ha mai smesso di pregare quotidianamente per l’anima dei suo ragazzi che continuano a vivere in ognuno di noi e che abbiamo affidato a Dio. Nel 2015, durante la sua visita a New York, io e mia madre abbiamo incontrato Papa Francesco e non dimenticheremo mai l’ondata di pace che abbiamo avvertito nei nostri cuori”. 

Se tu potessi, cosa diresti ai terroristi che hanno organizzato tutto questo? 

“Non sono io la persona che li deve giudicare, ma sicuramente penso che se avessi davanti chi ha ucciso mio fratello la prima reazione sarebbe la rabbia. A mente fredda però, vorrei far capire loro che con quell’azione hanno ucciso degli innocenti privandoli del dono più bello, la vita. Quel giorno chi ha voluto tutto questo ha deciso che mio fratello non avesse una moglie, dei figli e ha privato noi della bellezza della famiglia”. 

Come è cambiata la vostra vita?

“Mi sono resa conto che dalla più devastante tragedia che ho mai vissuto è nato il più grande amore. Non ho mai sperimentato una dimostrazione così incredibile di umanità e di compassione in tutta la mia vita. L’11 settembre ha completamente cambiato la mia esistenza e da un’azione terribile di odio verso l’umanità intera, io e la mia famiglia, grazie alle tante persone che ci sono state vicine, abbiamo assaporato e conosciuto la grandezza dell’amore. Tutto ciò mi ha insegnato a vivere in un modo diverso con il cuore pieno di gratitudine verso tutto ciò che mi circonda”.

Sono trascorsi 22 anni, il dolore è ancora presente?

“La sofferenza tuttora brucia e ancora oggi mi mancano i miei fratelli come mi mancavano allora. Sopratutto nei momenti belli mi chiedo come sarebbe stato se John e Michael fossero qui con noi. Senza di loro è una vita in agrodolce, ma so che entrambi vorrebbero che io fossi felice, e per questo ogni giorno mi sforzo di farlo. Oggi sono cambiata perché le tragedie che ho vissuto mi hanno aiutata a diventare una persona migliore, più forte e più compassionevole verso gli altri”.