Don Gaetano Saracino: “Non oro, incenso e mirra: i doni che Geù vorrebbe da noi”

Oggi la Chiesa celebra l'Epifania e ricorda l'adorazione dei Magi a Gesù. L'intervista di Interris.it a don Gaetano Saracino, Missionario Scalabriniano e teologo del SIMI

A sinistra: don Gaetano Saracino (foto dal profilo Facebook). A destra: Foto di Marcel Eberle su Unsplash

I magi viaggiano verso Betlemme. Il loro pellegrinaggio parla anche a noi: siamo chiamati a camminare verso Gesù, perché è Lui la stella polare che illumina”. E’ quanto ha detto Papa Francesco nell’omelia della messa dell’Epifania del 2022, giorno che nel calendario cristiano segna la fine del percordo dei Re Magi che, dopo lungo peregrinare, arrivarono davanti a Gesù appena nato. “Come i magi, alziamo il capo, ascoltiamo il desiderio del cuore, seguiamo la stella che Dio fa splendere sopra di noi. Come cercatori inquieti, restiamo aperti alle sorprese di Dio”, ha aggiunto ancora il Pontefice.

L’Epifania

Nel cristianesimo occidentale il 6 gennaio si celebra la manifestazione del Signore attraverso il segno rivelatore dell’adorazione dei Magi a Betlemme. La festa è celebrata in diversi modi in tutto il mondo, ma è particolarmente significativa in Italia: i credenti partecipano alle celebrazioni liturgiche nelle chiese che spesso realizzano delle processioni per la rappresentazione della visita dei re Magi.

I re Magi

Gaspare, Melchiorre e Baldassarre – i tre re Magi – erano saggi astrologi che alzando gli occhi al cielo ricevettero una chiamata. Seguendo una stella luminosa, da tutti conosciuta come “stella cometa”, intrepresero un lungo viaggio che li condusse fino a davanti una stalla dove trovarono Gesù appena nato. In dono portavano l’incenso per omaggiare la divinità del Signore, l’oro per celebrarne la regalità, e la mirra che anticipa la Passione di Cristo, infatti, il Vangelo di Marco ci rivela che era stata mescolata al vino ed offertà a Gesù prima della crocifissione.

L’intervista

Per comprendere meglio il significato dell’Epifania, Interris.it ha intervistato don Gaetano Saracino, Missionario Scalabriniano e teologo del SIMI, Scalabrini Internationa Migration Institute, parroco della chiesa di San Giuseppe Cafasso a Tor Pignattara, Roma.

Don Gaetano, qual è il significato l’Epifania?

“L’Epifania è l’altra faccia dello stesso mistero: l’incarnazione, la venuta di Dio in Terra, fatto uomo in Cristo-Gesù. A Natale lo annunciamo; con l’Epifania, invece, ci rendiamo conto che questa lieta novella è conoscibile e accessibile a tutti i popoli. Nella celebrazione noi diciamo ‘ti adoreranno o Dio tutti i popoli della Terra’: questo significa che noi facciamo un cambio di mentalità dall’uniformato alla diversità, ossia ammettiamo che le cose non sono tutte uguali anche quando siamo di fronte al mistero di Dio. Sono diverse le sensibilità che arrivano a questo mistero, e i Magi ne sono espressione: tutti arrivano con diverse tradizioni, doni, ognuno con le loro diversità. Quindi lo stesso mistero, ma con due facce della stessa medaglia messe in evidenza dalla diversità. Nell’Epifania troviamo anche l’esperienza del cammino”.

Cosa intende con esperienza del cammino?

“La nostra è una vita in cammino che intraprendiamo guardando il cielo ma tenendo il passo dei compagni. Quella dei Magi è una carovana. Anche se guardano il cielo commettono degli errori: perdono una stella, cercano una città e trovano un villaggio, cercano una reggia e trovano una capanna. Ma nonostante gli errori, non si arrendono, ricominiciano sempre. E’ una bella esperienza di cammino. L’Epifania quindi ci rivela che ‘diversità’ e ‘camminare’ sono i due aspetti con cui guardare il mistero del Natale”.

Cosa rappresentano i Re Magi nella vita di ognuno di noi?

“Prima di tutto rappresentano la diversità delle loro provenienze. Li unisce la stessa domanda di senso. Il guardare il cielo, nel mondo di oggi, parla agli uomini che cercano Dio anche nella diversità delle tradizioni religiose. Io sono in un quartiere di Roma, Tor Pignattara, dove siamo arrivati come Scalabriniani, non andiamo solo a benedire la diversità, ma a condividere un cammino con gli uomini e le donne che sono lì. La cifra che ci unisce è proprio lo sguardo del cielo: anche se di altre culture, religioni o tradizioni, nel quartiere incontro tutti cercatori di Dio. Solidarietà, pace, ecologia, camminare al passo di chi ci è accanto: sono tutti argomenti che trovano risposta perché guardiamo allo stesso cielo. L’annuncio di nostro Signore spetta poi al discepolo. Siamo un po’ come Maria che presenta Gesù al mondo, lo portiamo sulle nostre ginocchia come la Vergine”.

I Re Magi portarono a Gesù appena nato oro, incenso e mirra. Quali doni vorrebbe da noi oggi?

“Dobbiamo prima di tutto dire che il nostro Signore ci accetta così come siamo. A lui sarebbero gradite verità al di là delle apparenze, la fratenità contro gli odi e le divisioni e il rispetto del creato, non per essere moderni ma contro gli abusi di chi si sente padrone di una cosa che non è sua ma che ha ereditato”.