Usa, Trump valuta la rimozione di Sessions dal ruolo di Attorney general

Continua a mantenersi inalterato l’attrito fra il ministro della Giustizia, Jeff Sessions, e il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Proprio Trump, nei giorni scorsi, aveva avuto modo di criticare il procuratore per la sua decisione di astenersi dalle indagini sul Russiagate, un’eventualità che, qualora fosse stata conosciuta in anticipo, non avrebbe mai spinto il Tycoon a sceglierlo per la carica di guardasigilli. Una scelta che, secondo il presidente, lo avrebbe di fatto costretto ad accettare il procuratore speciale Robert Mueller per guidare le indagini. Una tensione che, visto il recente coinvolgimento dello stesso Sessions in presunti colloqui con l’ambasciatore Sergej Kislyak, potrebbe spingere Trump a valutare un avvicendamento per il ruolo di Attorney general. A riportarlo è ancora il quotidiano statunitense “Washington Post”.

La posizione di Rosenstein

La questione, a questo punto, è capire se davvero l’inquilino della Casa Bianca potrebbe correre il rischio del rimpiazzo, parte integrante del progetto di rimozione dello stesso Mueller a capo dell’inchiesta. Un’incombenza che potrebbe finire sulle spalle del numero due di Sessions, Rod Rosenstein lo stesso che, dopo il “gran rifiuto” del ministro, ha nominato il procuratore speciale. Non è detto, però, che il nominante proceda a rimuovere il nominato: per questo l’idea di Donald Trump sarebbe il conferimento dei poteri di Attorney general a un ministro ad interim che accetti il compito di rimuovere Mueller. Un’ipotesi che, secondo il presidente, dovrebbe essere percorribile anche qualora Rosenstein rimanesse in carica.

Giuliani: “Russiagate? Sessions ha fatto bene a rifiutare”

Come riportato dal “Washington Post”, lo scenario ipotizzato da Trump avrebbe due “vie di fuga”: nominare subito un ministro provvisorio ma con il rischio di una bocciatura del Senato (che, per legge, richiede che il nominato ricopra già incarichi governativi ), oppure attendere la pausa estiva e procedere a una nomina che, nel caso, avrebbe validità fino alla prossima sessione (a gennaio), come se fosse stato confermato dal Senato. Un progetto alquanto articolato che, però, permetterebbe la deposizione di Sessions e, al contempo, quella di Mueller. Per quanto riguarda l’eventuale successore, il nome circolato con insistenza nelle ultime ore era quello dell’ex sindaco di New York, Rudolph Giuliani il quale, però, ha smentito la teoria che lo vorrebbe fra i candidati al Dipartimento, limitandosi a dire (in un’intervista alla Cnn) che, secondo lui, “Session ha preso la decisione giusta in base alle regole del dipartimento di Giustizia”.