Twitter disattiva video di Trump su Floyd. Social accusato di censura

Trump fa costruire "muro" intorno alla Casa Bianca. Associazione diritti civili gli fa causa per uso lacrimogeni. Coronavirus, 1.021 morti nelle 24 ore

Twitter ha disattivato un video postato dal team della campagna elettorale del presidente Trump che rende omaggio a George Floyd, affermando che la decisione è stata presa per una questione di copyright. Lo riporta il Guardian. In risposta, i responsabili della campagna del presidente hanno accusato Twitter e il suo co-fondatore Jack Dorsey di censurare un “messaggio confortante e unificante del presidente Trump” ed hanno ha esortato i follower del tycoon a rendere virale un altro video su YouTube. Il video disattivato – che durava tre minuti e 45 secondi – mostrava le immagini delle proteste pacifiche mentre Trump parla di una “grave tragedia”, per poi inquadrare il presidente che mette in guardia contro la violenza di “gruppi radicali di sinistra” sullo sfondo di scene di disordini e saccheggi. Era stato postato sul social il 3 giugno ed era stato ritwittato circa 7.000 volte, anche dallo stesso Trump e da suo figlio Donald Jr.

Funerali di George Floyd

Cinquecento persone sono state ammesse nel santuario della North Central University di Minneapolis, ma in migliaia si sono riversati nelle strade della città per rendere omaggio alla salma di George Floyd. E’ stato il reverendo Al Sharpton, noto per le sue lotte nell’ambito dei diritti civili, a officiare la cerimonia in onore del 46enne, dedicando a George Floyd un’omelia particolarmente sentita, in un momento di profonda tensione per il Paese intero: “La storia di George Floyd è la storia dei neri. Perché da 401 anni in qua, la ragione per cui non siamo mai potuti essere chi avremmo voluto e sognato è stata che voi ci avete tenuto il vostro ginocchio sul nostro collo”.

Muro intorno alla Casa Bianca

Donald Trump blinda la Casa Bianca con un ‘muro’ di recinzioni che resterà fino al 10 giugno. Lo afferma il Secret Service spiegando che l’area resterà chiusa per mantenerne la sicurezza e consentire allo stesso tempo manifestazioni pacifiche. La recinzione è stata issata dopo le proteste degli ultimi giorni per George Floyd, l’afroamericano morto lo scorso 25 maggio sotto la custodia della polizia. Ed è polemica sui social: il video che mostra la recinzione è virale e molti ironizzano. “Vuole costruire un muro”, quello con il Messico, per “proteggere gli americani e costruisce un muro davanti alla Casa Bianca per proteggersi dagli americani”, è uno dei commenti. “Il sogno di Trump di costruire un muro diventa realtà”, ironizzano altri.

Associazione diritti civili fa causa a Trump

American Civil Liberties Union, una delle maggiori organizzazioni americane per la difesa dei diritti civili, ha fatto causa a Donald Trump e al ministro della Giustizia William Barr per aver violato i diritti costituzionali dei manifestanti fuori la Casa Bianca, usando contro di loro i gas lacrimogeni. Lo riportano i media americani. L’uso dei gas lacrimogeni era legato alla necessità di allontanarli per consentire a Trump di recarsi a piedi alla chiesa di St John dove – di lì a poco – Trump avrebbe parlato con la Bibbia in mano suscitando non poche polemiche, comprese quelle del reverendo Al Sharpton ai funerali di Floyd. Per consentire al presidente di percorrere la strada tra la Casa Bianca e la chiesa, infatti, le forze dell’ordine sono state costrette a usare gas lacrimogeni contro la folla che manifestava pacificamente, come denunciato dal vescovo di Washington, Mariann Edgar Budde.

Coronavirus, in Usa 1.021 morti nelle 24 ore

Non si fermano le proteste ma neppure il coronavirus. Gli Stati Uniti hanno fatto registrare altri 1.021 morti nelle 24 ore a causa del nuovo coronavirus. E’ quanto ha riportato l’ultimo bilancio della Johns Hopkins University. Nel Paese il numero complessivo dei decessi è salito così a quota 108.211, di cui 30.174 solo a New York. Sempre secondo il bilancio dell’Università americana, il numero totale dei casi di contagio accertati è di 1 milione 870.000. In termini assoluti gli Usa restano il Paese più colpito al mondo dalla pandemia, sia per numero di morti che per numero di contagi. Il secondo è il Brasile che oggi ha superato per numero di morti anche l’Italia con 614mila contagia accertati – ma si ipotizza ce ne siamo alche dieci volte tanto a causa dell’incognita Favelas – e 34.021 morti.