La Fondazione Sant’Angela Merici di Siracusa dal Papa

L'incontro è avvenuto in occasione dei 50 anni dalla nascita della Fondazione

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Foto di Jonathan Dick, OSFS su Unsplash

Questa mattina il Santo Padre Francesco ha ricevuto in udienza in Vaticano, i membri della Fondazione Sant’Angela Merici di Siracusa, in occasione dei 50 anni di fondazione. Riportiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti

Il Pontefice: “Le lacrime di Maria sono per le sofferenze dei suoi figli”

“Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Sono felice di incontrarvi e vi ringrazio di essere qui, in occasione dei 50 anni della Fondazione Sant’Angela Merici di Siracusa che, continuando l’ispirazione e l’impegno di Mons. Gozzo, si pone quotidianamente a servizio delle persone più fragili. La vostra storia, e tutto ciò che nei diversi centri operativi portate avanti con tanta generosità, si radica in quell’evento che ha segnato la città di Siracusa quando, nel 1953, un quadretto raffigurante la Madonna iniziò a lacrimare nella casa dei coniugi Iannuso. Sono le lacrime di Maria, la nostra Madre celeste, per le sofferenze e le pene dei suoi figli. Sono lacrime che ci parlano della compassione di Dio per noi: Egli, infatti, ha donato a tutti noi la sua Madre, che piange le nostre stesse lacrime per non farci sentire soli nei momenti difficili. Allo stesso tempo, attraverso le lacrime della
Vergine Santa, il Signore vuole sciogliere i nostri cuori che a volte si sono inariditi nell’indifferenza e induriti nell’egoismo; vuole rendere sensibile la nostra coscienza, perché ci lasciamo toccare dal dolore dei fratelli e ci muoviamo a compassione per loro, impegnandoci a sollevarli, rialzarli, accompagnarli. Questa è la ricchezza della vostra storia, queste sono le radici che non dovete smarrire e, soprattutto, questo è il significato della vostra opera”.

Esprimere in gesti concreti le lacrime della Vergine Maria

La Fondazione, infatti, portando avanti un lavoro quotidiano dove si mescolano professionalità e spirito di sacrificio, esiste per esprimere in gesti concreti le lacrime versate dalla Vergine Maria e nello stesso tempo il suo desiderio materno di asciugare il pianto dei suoi figli. E voi cercate di fare proprio questo: asciugare le lacrime di chi soffre, accompagnare chi è nel dolore, affiancare i più deboli della società, prendersi cura dei più vulnerabili, accogliere e ospitare chi vive particolari situazioni di fragilità”.

Mt 25, 40: “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”

Fratelli e sorelle, il servizio che rendete è prezioso, e vorrei dirvi questo: la fonte della vostra
opera è il Vangelo, rimanete attaccati a questa fonte! Il Vangelo è la fonte perché Gesù per primo – non dimentichiamolo – si è lasciato toccare fin dentro le viscere dinanzi alle sofferenze di coloro che incontrava e, come ci ricorda l’evangelista Giovanni, per la morte del suo amico Lazzaro «si commosse profondamente» (Gv 11,33). Allo stesso tempo, voi siete testimonianza viva di questo Vangelo, della compassione di Gesù, quando vi adoperate per accompagnare chi è nel dolore, proprio come il Signore ha comandato ai suoi discepoli
di fare dinanzi alle folle affamate, sfinite e oppresse. Gesù infatti ci chiede di non separare mai l’amore per Dio da quello per il prossimo, in particolare per i più poveri. Ci ricorda che alla fine saremo giudicati non sulle pratiche esteriori ma sull’amore che, come olio di consolazione, avremo saputo versare sulle ferite dei fratelli. Egli dice: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40).

La commozione è una grazia

Carissimi, vi incoraggio a proseguire in questo vostro cammino. E chiedo per voi una grazia,
che è la più importante di tutte: la grazia di sapersi commuovere, la capacità di piangere con chi piange. L’indifferenza, l’individualismo che ci chiude alle sorti di chi ci sta accanto, e quella anestesia del cuore che non ci fa più commuovere davanti ai drammi della vita quotidiana, sono i mali peggiori della nostra società. Non vergognatevi di piangere, di provare commozione per chi soffre; non risparmiatevi nell’esercitare compassione con chi è fragile, perché in queste persone è presente Gesù. Andate avanti! E non scoraggiatevi, anzi, ringraziate se il vostro il lavoro rimane nascosto ed esige un sacrificio silenzioso e quotidiano: il bene fatto a chi non può ricambiare si espande in modo sorprendente e inatteso, come un piccolo seme nascosto nel terreno che prima o poi fa germogliare una vita nuova. La Madonna delle Lacrime vi protegga, vi custodisca e interceda per voi. E, per favore, non dimenticatevi di pregare per me.

Fonte: Sala Stampa Vaticana