Russiagate, Trump concede la grazia al generale Flynn

L'ex consigliere per la Sicurezza nazionale aveva dichiarato di aver mentito all'Fbi nell'inchiesta. I media ipotizzano altre grazie: in "lizza" anche Bannon e Manafort

Biden assemblea la sua amministrazione, Trump dà il là alla transizione di poteri ma non concede ufficialmente la vittoria elettorale. Prosegue la marcia di avvicinamento alla fine dell’anno da parte degli Stati Uniti, sempre più in procinto di passare nuovamente in mani democratiche ma a tutti gli effetti ancora sotto la presidenza del Tycoon. Il quale, mentre Biden compone l’organigramma del suo futuro Gabinetto, prova a mettere una pietra sopra sui motivi che hanno portato alla rottura con alcuni dei suoi vecchi consiglieri. Il primo della lista è Michael Flynn, ex primo consigliere per la Sicurezza nazionale, che aveva dichiarato di aver mentito all’Fbi nell’ambito dell’inchiesta sul Russiagate. Trump ha annunciato di aver concesso “la grazia totale” a Flynn, riservando alla decisione un messaggio su Twitter: “Congratulazioni a lui e alla sua meravigliosa famiglia, ora so che avrete un Thanksgiving davvero fantastico”.

Il caso Flynn

Appena 24 giorni da consigliere per la Sicurezza nazionale, il mandato più breve nella storia di quest’ufficio. Il generale Flynn aveva rassegnato le proprie dimissioni il 13 febbraio 2017, dopo essere stato nominato solo il 20 gennaio precedente. A essere state desecretate e diffuse alla stampa, le sue conversazioni intercorse con un diplomatico russo durante la fase di transizione. Il che, a detta dell’allora segretario di Stato Sean Spicer, aveva fatto sorgere “un problema di fiducia. In cui un livello di fiducia tra il presidente e il generale Flynn si è eroso fino al punto in cui sentiva di dover cambiare”. Nel maggio scorso, tuttavia, le accuse mosse dal superprocuratore Roberto Mueller contro Flynn erano state dichiarate decadute dal Dipartimento di giustizia americano.

Le ipotesi di grazia

E chissà che anche il Thanksgiving di altri ex collaboratori del presidente non possa essere diverso. I media americani di nomi ne hanno già ipotizzati diversi, chi più chi meno vicino a Donald Trump prima e dopo la nomina presidenziale. Uno di questi, il suo ex capo della campagna elettorale, Paul Manafort, condannato nel 2018. Ma anche Steve Bannon, l’ex stratega che, in estate, era stato incriminato per presunta truffa nell’ambito della raccolta fondi per il muro al confine messicano. Altri uomini del Russiagate, Rick Gates e George Papadopoulos, potrebbero beneficiare della grazia secondo i media Usa. Per ora, dall’inizio della presidenza, quelle concesse si fermano a 28. Un numero che potrebbe però salire negli ultimi scampoli dell’amministrazione Trump.