Respinto un giornalista del Financial Times: proteste

Porte sbarrare a Hong Kong per il giornalista del Financial Times Victor Mallet, respinto dopo che il mese scorso le autorità dell'ex colonia britannica gli avevano negato il rinnovo del visto lavorativo, senza una spiegazione ufficiale.

Il caso

Ad agosto scorso, il reporter aveva tenuto un evento alla sede del Foreign Correspondent Club, assieme all'attivista pro-indipendenza di Hong Kong, Andy Chan, fondatore dell'Hong Kong National Party, messo fuori legge alcune settimane dopo, a settembre, dall'amministrazione dell'isola, nella prima mossa di questo tipo dal 1997, quando Hong Kong è tornata alla Cina. Su Twitter, l'associazione dei giornalisti stranieri di Hong Kong ha chiesto una “immediata spiegazione” per il gesto nei confronti di Mallet che, scrive, “sembra completamente infondato”. Diciassette ex presidenti del club hanno scritto oggi una lettera al capo esecutivo di Hong Kong, Carrie Lam, manifestando “grave preoccupazione” per quella che considerano “un'espulsione de facto” del giornalista dalla regione amministrativa speciale cinese e chiedendosi se Hong Kong continuera' a rispettare la libertà di parola.

Il precedente

Il rapporto tra Hong Kong e Pechino è regolato dal principio “un Paese, due sistemi“, che elenca diritti e libertà di cui godono gli abitanti della regione amministrativa speciale cinese e il grado di autonomia sotto i profili esecutivo, legislativo e giudiziario, ma sono in aumento le preoccupazioni per l'erosione dei diritti. Alla vicenda del giornalista del Financial Times, si è affiancata quella dello scrittore cinese che vive in Gran Bretagna, Ma Jian, cui è stata inizialmente negata la possibilità di partecipare alla prossima edizione dello Hong Kong International Literary Festival per presentare il suo ultimo lavoro satirico “China Dream“, che prende le mosse dal concetto di sogno cinese di rinnovamento nazionale, introdotto del presidente cinese, Xi Jinping. Su Twitter, mercoledì scorso, lo scrittore affermava di avere avuto ricevuto la notizia che i due eventi di cui doveva essere protagonista non sarebbero stati ospitati nella località del festival, il Tai Kwun Museum: il direttore dell'istituto, Timothy Calnin, aveva detto che non intendeva fare del Tai Kwun una piattaforma per promuovere gli interessi politici di alcun individuo, attirando su di sé molte critiche. La diatriba tra lo scrittore, giunto in queste ore a Hong Kong, e l'organizzazione del festival è durata fino a ieri, quando, in serata, ora locale, lo Hong Kong International Literary Festival ha confermato, a sorpresa, che il Tai Kwun aveva deciso. “I principi di libertà di parola e di espressione culturale sono centrali per la nostra missione di festival letterario internazionale”, si legge sull'account Twitter del festival. “Ci scusiamo per l'incertezza degli ultimi giorni“.