L’errore di considerare troppo astratta la Dottrina sociale della Chiesa

Non raramente la Dottrina sociale della Chiesa, oltre che ad essere considerata troppo astratta per affrontare i problemi concreti, è rimasta negli Statuti delle organizzazioni cattoliche o di ispirazione cristiana, come affermazione di principio, senza essere tradotta nella pratica. Spesso la Dottrina sociale della Chiesa non viene adeguatamente valorizzata anche da associazioni, aggregazioni, movimenti cattolici o di ispirazione cristiana, specie da parte delle nuove generazioni. La stessa catechesi, secondo le ricerche, è impartita in parrocchia da persone, che, per l’80%, ignorano che cosa sia la Dottrina o Insegnamento sociale della Chiesa e, quindi, non sono in grado di veicolarla nella loro opera educativa. L’assenza della Dottrina sociale dall’orizzonte valoriale dei cattolici li priva di uno strumento essenziale per il discernimento e per la progettualità.

Viene meno quell’insieme di principi di riflessione, di criteri e di orientamenti pratici, che sono indispensabili per la formazione di un giudizio critico sulla realtà e per l’azione costruttrice della società, conformemente alla dignità delle persone, dal punto di vista sia umano che cristiano.

Se si desidera ricostruire una presenza dei cattolici più rilevante ed incidente (un nuovo movimento culturale politico e un connesso nuovo movimento sociale cattolico) occorre ripartire dalle fondamenta. Occorre ripartire da una profonda conversione. Uso questo termine, che riprendo dai testi pontifici, anche se corro il rischio di essere poco compreso.

Una conversione  pastorale, pedagogica, politica, economica, culturale, come sottolinea Papa Francesco nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium. Ciò coinvolge necessariamente diocesi, parrocchie, movimenti, che non possono delegare ad altri il compito della formazione politica (non partitica) del credente impegnato nel sociale e nel pubblico.  Il processo di secolarizzazione, evidenzia il Pontefice tende a ridurre la fede e la Chiesa all’ambito privato e intimo. Inoltre, con la negazione di ogni trascendenza, ha prodotto una crescente “deformazione etica”, un indebolimento del senso del peccato personale e sociale e un progressivo aumento del relativismo, che danno luogo ad un disorientamento generalizzato, “specialmente nella fase dell’adolescenza e della giovinezza, tanto vulnerabile dai cambiamenti”.