Malattia e femminilità. Cresce l’estetica oncologica

La Stampa” riporta oggi la bella notizia dell’avvio del primo servizio di estetica oncologica nel centro benessere di un grande albergo. Succede a Stresa, nella Spa del Grand Hotel Des Iles Borromees. La notizia diffusa dal quotidiano torinese apre al grande pubblico uno spiraglio di conoscenza su una realtà di cui si sente parlare poco, che concilia due mondi che si credono distanti: quello della malattia e quello dell’estetica. In realtà, come dice Maria Giovanna Gatti nel suo “La ricerca felice: i successi dell’oncologia italiana”, “guarigione ed estetica non sono incompatibili, anzi diventano due priorità che i medici considerano fondamentali nel rapporto con le pazienti”. La malattia non è più vista come una condanna all’emarginazione sociale, accolta con arrendevolezza e rassegnazione. E l’attenzione per l’estetica non è più considerata voglia di apparire, non può essere confusa con l’esibizionismo. Infatti, questo approccio moralistico precedentemente maggioritario, va via via scomparendo anche grazie alla straordinaria diffusione nella società delle professioni legate a questo campo specifico. Anzi, che i trattamenti offerti dai centri specialistici in questo settore possano costituire un supporto notevole anche per le malate oncologiche, lo dimostra una delle testimonianze di pazienti pubblicate sul sito dell’Apeo, l’Associazione professionale di estetica oncologica:

“Ero in un periodo in cui avevo perso quasi tutti i riferimenti. Non mi riconoscevo”, racconta Pina, “andavo avanti perché dovevo, non perchè volevo. Ero senza capelli, ciglia e sopracciglia, avevo dolori alle articolazioni. Decisi di chiamare. Scelsi un massaggio decontratturante. All’inizio ero titubante ero inibita, timida. Avevo vergogna di mostrare il mio corpo per come era diventato. Mi accolsero con sorrisi, parole, gentilezze. Senza però farmi sentire malata. Il massaggio di quel giorno lo ricordo ancora, mi sentivo coccolata. Mi sentivo rigenerata.”

Cambia la percezione del proprio corpo

La scoperta di un tumore può avere effetti devastanti sulla percezione della propria femminilità. Questo è un aspetto spesso sottovalutato quando si affronta un tema così delicato ma di vitale importanza per chi si trova a viverlo in prima persona. Come emerge dal rapporto sull’argomento stilato dalla Fondazione Istud nel 2016, quasi il 90% delle pazienti oncologiche matura una diversa percezione della propria femminilità. Lo studio dell’approfondito documento fa emergere come il timore maggiore sia quello di essere visti diversamente rispetto al passato da familiari, amici e conoscenti. I trattamenti estetici, dunque, possono costituire un mezzo per non perdere il consueto rapporto con il proprio corpo anche nel momento in cui quest’ultimo comincia a cambiare. Oltre all’aspetto motivazionale, poi, non bisogna dimenticare che essi possono rivestire una funzione nient’affatto secondaria nell’affrontare le conseguenze fisiche della chirurgia, della chemioterapia e della radiologia

Nuovi centri in tutta Italia

In tutto lo Stivale sono aumentate negli ultimi mesi le strutture specializzate proprio in estetica oncologica: oltre al centro benessere a Stresa di cui riferisce “La Stampa”, un laboratorio ha iniziato i suoi lavori a Bari, sono stati predisposti fondi ad Empoli per l’apertura di una cabina nell’ospedale cittadino, servizi analoghi sono stati attivati anche a Perugia e Spoleto. L’estetica oncologica aiuta, dunque, a maturare la consapevolezza che la bellezza non sfiorisce con il sopraggiungere della malattia e con l’impatto invasivo delle cure necessarie. E’ un ramo ancora poco conosciuto ma che comincia la sua espansione e che si fa interprete di un bisogno sano, quello di continuare a sentirsi e volersi vedere belle nonostante un corpo martoriato. Elina Halttunen, ideatrice del progetto fotografico Monokini 2.0 che ritrae donne operate in versione balneare, si è fatta portavoce di quest’esigenza: “Non intendo nascondermi e non voglio andare al mare con la protesi”, ha avuto modo di dichiarare la fashion designer finlandese, “voglio nuotare, sentirmi libera come prima del cancro e non voglio sentirmi in imbarazzo per questo.”