Bolsonaro dimesso dall’ospedale. I fan convocano una “mega manifestazione nazionale”

Potrebbero riaccendersi in qualsiasi momento, in Brasile, le proteste dei sostenitori dell'ex presidente Jair Bolsonaro: gruppi di estrema destra hanno convocato una "mega-manifestazione nazionale per la ripresa del potere"

L'ex presidente del Brasile, Jair Bolsonaro (immagine di repertorio)

L’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro è stato dimesso dall’ospedale di Orlando, in Florida, dov’era stato nuovamente ricoverato per problemi intestinali conseguenza dell’accoltellamento che subì nel 2018.

I sostenitori dell’ex presidente – gruppi vari di estrema destra – hanno convocato sui social una “mega-manifestazione nazionale per la ripresa del potere”.

Intanto, il Consiglio permanente dell’Organizzazione degli Stati americani (Osa) ha tenuto una riunione straordinaria per “considerare gli atti antidemocratici contro le sedi dei tre rami del potere brasiliano” (Parlamento, governo e Corte suprema) avvenuti domenica scorsa a Brasilia.

Jair Bolsonaro ricoverato in ospedale

Bolsonaro dimesso dall’ospedale in Florida

L’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro è stato dimesso dall’ospedale di Orlando, in Florida, dov’era stato ricoverato per problemi intestinali conseguenza dell’accoltellamento che subì nel 2018. E’ stato visto uscire da un’automobile e entrare in fretta in una casa alla periferia di Orlando, dove è riparato il 30 dicembre, due giorni prima della cerimonia di insediamento alla presidenza di Luiz Inacio Lula da Silva, del quale Bolsonaro non ha mai riconosciuto la vittoria e ha rifiutato di consegnare la fascia presidenziale, ed è sospettato di essere dietro all’assalto violento di alcune migliaia di estremisti suoi sostenitori tre giorni fa alle sedi del potere a Brasilia.

Fan radicali di Bolsonaro convocano nuove proteste

Potrebbero riaccendersi in qualsiasi momento, in Brasile, le proteste dei sostenitori dell’ex presidente Jair Bolsonaro: gruppi di estrema destra hanno convocato sui social una “mega-manifestazione nazionale per la ripresa del potere” a partire dalle 18 locali (le 22 italiane) nella capitale federale Brasilia e in altri capoluoghi del Paese. Mentre si indaga sul crollo di tre torri dell’alta tensione (due nello Stato meridionale di Paraná e una in quello settentrionale di Rondonia) a opera di “terroristi”.

Il governo del neo presidente Luiz Inácio Lula da Silva ha intanto adottato una serie di misure di emergenza per blindare gli edifici pubblici in vista della possibilità di nuovi disordini. Il ministro della Casa civile (equivalente agli Interni, ndr), Rui Costa, ha dichiarato a Cnn Brasil che il “rafforzamento delle misure di sicurezza” a Brasilia e in diversi Stati è stato deciso a causa del rischio di nuovi atti violenti. Truppe dell’esercito potrebbero intervenire per supportare le operazioni di polizia di Brasilia, ha reso noto il comitato di crisi formatosi dopo l’assalto ai palazzi del potere avvenuto tre giorni fa ad opera di migliaia di simpatizzanti di Bolsonaro.

Brasile: riunione d’urgenza del comitato permanente dell’Osa

Il Consiglio permanente dell’Organizzazione degli Stati americani (Osa) terrà una riunione straordinaria oggi per “considerare gli atti antidemocratici contro le sedi dei tre rami del potere brasiliano” (Parlamento, governo e Corte suprema) avvenuti domenica scorsa a Brasilia.

In un comunicato pubblicato sul portale dell’organizzazione con sede a Washington, si precisa che la riunione comincerà alle 10 locali (le 16 italiane). Il primo intervento sarà a carico del rappresentante del Brasile, che dovrà illustrare le azioni violente compiute da sostenitori radicali dell’ex presidente Jair Bolsonaro che hanno invaso e devastato le sedi dei tre edifici che si affacciano sulla Piazza dei tre Poteri della capitale brasiliana. La riunione era stata sollecitata il 9 gennaio a Santiago del Cile dai presidenti di Cile e Colombia, Gabriel Boric e Gustavo Petro, per i quali l’accaduto è stato “un tentativo grave di promuovere un colpo di Stato” e “un fatto inaccettabile sul quale non ci possono essere sfumature interpretative né silenzi complici”.

Fonte: Ansa