Zingaretti indagato per falsa testimonianza

Pur con un ballottaggio ancora da giocare, la sfida per le elezioni di Ostia è già finita per il Partito democratico del candidato Athos De Luca. Con il suo 13,6%, risultato per la verità non da cestinare, considerando le previsioni della vigilia e l'astensionismo di massa, il partito dell'ex giunta (commissariata per mafia) ha riscontrato nel Municipio X, come in Sicilia, la necessità di aprirsi a una coalzione che, in misura ben più larga rispetto ai mesi scorsi, inizia a essere auspicata da più fronti, anche alla luce dei risultati del Centrodestra unito alle regionali isolane. Tra i sostenitori della linea comune c'è anche il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, il quale ha commentato i risultati sul litorale con l'emblematica frase “Divisi si perde, uniti si può vincere”. Un monito che richiama, probabilmente, l'attenzione anche sulle regionali del Lazio in programma nel 2018, alle quali Zingaretti si appresta a correre con il fardello di un'iscrizione nel registro degli indagati dalla Procura di Roma nell'ambito di un filone dell'inchiesta 'Mondo di mezzo': l'ipotesi di reato, per lui come per la deputata dem Micaela Campana, è di falsa testimonianza.

Le motivazioni dei giudici

In una tranche d'indagine legata alle motivazioni delle sentenze del maxi processo per Mafia Capitale, i riflettori sarebbero stati puntati sul presidente della Regione in merito alla sua audizione al processo, durante la quale avrebbe dato “adito al sospetto di una testimonianza falsa o reticente”: nello specifico, Zingaretti era stato chiamato come testimone dai legali di Salvatore Buzzi, per esporre sulla presunta spartizione dell'appalto del servizio di Recup della Regione, risalente al 2014. Su tale argomento, hanno precisato i magistrati, il presidente “ha reso testimonianza escludendo radicalmente e con indignazione qualunque contatto con chiunque (Gramazio, Venafro, Cionci, Forlenza, Marotta) per la gara Cup, di cui si sarebbe occupato solo a livello di indirizzo politico nella fase della programmazione. E tuttavia tali dichiarazioni non risultano convincenti”. Tra le ragioni di tale affermazioni, si spiega ancora nelle motivazioni, “lo stretto rapporto di amicizia di Zingaretti con Cionci”, gli alti costi dell'appalto e le intercettazioni telefoniche riguardanti Buzzi, Forlenza e lo stesso Cionci durante la gara. Per quanto riguarda la deputata Campana, invece, i giudici hanno spiegato che “i collegamenti di Buzzi con la parlamentare Pd… risultano verosimili anche alla luce della lunga testimonianza, in diversi punti poco credibile, resa dalla stessa Campana”.

Zingaretti: “Amareggiato”

In merito alle ipotesi di reato avanzate contro di lui, il presidente della Pisana si è detto “assolutamente sereno” ma “amareggiato per quanto affermato dai giudici”, spiegando di “aver fatto della legalità la mia ragione di vita”. Sulla testimonianza riportata durante il processo per 'Mondo di mezzo', Zingaretti ha spiegato di aver “riportato e riferito atti e conoscenze relative ad avvenimenti per i quali sono stato sotto indagine per oltre un anno. Indagini, nate a seguito delle dichiarazioni di Salvatore Buzzi, concluse con un’archiviazione richiesta dalla procura di Roma e accolta dal gip”. Ora si attende la decisione dei magistrati sulla prosecuzione dell'indagine o sull'archiviazione.