La missione della Chiesa: evangelizzare

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La Chiesa, esperta in umanità, è la tenda della compagnia e dell’amore di Dio e il sacramento universale di salvezza. Il suo fine è quello di evangelizzare fecondando e fermentando la società con il Vangelo. La dottrina sociale della Chiesa non è teoretica, o peggio ideologica, ma pastorale, insegna che “la Chiesa si preoccupa della vita umana nella società, nella consapevolezza che dalla qualità del vissuto sociale, ossia delle relazioni di giustizia e di amore che lo intessono, dipende in modo decisivo la tutela e la promozione delle persone, per le quali ogni comunità è costituita. Nella società, infatti, sono in gioco la dignità e i diritti della persona e la pace nelle relazioni tra persone e tra comunità di persone. Beni, questi, che la comunità sociale deve perseguire e garantire. In tale prospettiva, la dottrina sociale assolve un compito di annuncio e anche di denuncia. Anzitutto l’annuncio di ciò che la Chiesa possiede di proprio: « una visione globale dell’uomo e dell’umanità »,ad un livello non solo teorico, ma pratico. La dottrina sociale, infatti, non offre soltanto significati, valori e criteri di giudizio, ma anche le norme e le direttive d’azione che ne derivano. Con tale dottrina, la Chiesa non persegue fini di strutturazione e organizzazione della società, ma di sollecitazione, indirizzo e formazione delle coscienze. La dottrina sociale comporta pure un compito di denuncia, in presenza del peccato: è il peccato d’ingiustizia e di violenza che in vario modo attraversa la società e in essa prende corpo. Tale denuncia si fa giudizio e difesa dei diritti disconosciuti e violati, specialmente dei diritti dei poveri, dei piccoli, dei deboli, e tanto più si intensifica quanto più le ingiustizie e le violenze si estendono, coinvolgendo intere categorie di persone e ampie aree geografiche del mondo, e danno luogo a questioni sociali ossia a soprusi e squilibri che sconvolgono le società. Gran parte dell’insegnamento sociale della Chiesa è sollecitato e determinato dalle grandi questioni sociali, di cui vuole essere risposta di giustizia sociale”. (n.81, dal Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa).

La Chiesa ha come natura, vocazione e missione la salvezza dell’uomo per costruire la civiltà dell’amore, contro quella della violenza, dell’odio e della guerra. La Chiesa evangelizza non per proselitismo, ma per attrazione e contagio della bellezza di credere in Gesù Cristo, come hanno ricordato gli ultimi papi. Papa Francesco ha ricordato al Pime: “C’è un pericolo che torna a spuntare – sembrava superato ma torna a spuntare –: confondere evangelizzazione con proselitismo. No: evangelizzazione è testimonianza di Gesù Cristo, morto e Risorto, lì. È Lui che attrae: è per questo che la Chiesa cresce per attrazione e non per proselitismo, aveva detto Benedetto XVI. (…)  Poi la presenza; e la presenza lì, che ti domandano perché sei così. E lì annunci Gesù Cristo. Non è cercare nuovi soci per questa società cattolica – no – è far vedere Gesù: che Lui si faccia vedere nella mia persona, nel mio comportamento; e aprire, aprire con la mia vita spazi a Gesù. Questo è evangelizzare”. Il medico ed erudito Albert Schweitzer diceva: “Chi si crede cristiano perché va a messa sbaglia. Uno non diventa un’automobile solo stando in parcheggio.”

Non basta solo pregare e andare a messa, ma c’è bisogno di testimonianza e di santità. Viviamo un tempo di mediocrità esistenziale, spirituale, morale e culturale, ma bisogna andare controcorrente, puntare in Alto, guardare i campioni della vita e camminare nella strada del miglioramento personale e della santità. Non bisogna accontentarsi per rimanere pigri, ma essere “santamente inquieti” per fare più bene possibile ed essere “ambiziosi” per l’unica carriera da fare: il Paradiso.