Come l’Europa può accogliere chi emigra

Nonostante le proteste di molte associazioni, onlus e ong, la Camera dei Deputati italiana ha approvato il rifinanziamento alla missione di collaborazione con la Guardia costiera libica. Bisogna partire da una visione più ampia della situazione del nord Africa e quindi del motivo per cui tante persone emigrano. Ci sono diversi problemi: fame, povertà, siccità, guerre, terrorismo, cambiamenti climatici. Infine, c’è anche il diritto delle persone a emigrare. A causa del racket che si è sviluppato intorno alle migrazioni, si verificano sempre più spesso tragedie nel mar Mediterraneo che, come ha ben detto Papa Francesco, si è trasformato nel più grande cimitero d’Europa.

E’ ovvio che una prima risposta fondamentale sia quella di stipulare accordi che diano frutti come sviluppo, lavoro, come tutta la cooperazione internazionale. Noi della Comunità Papa Giovanni XXIII, tramite le nostre cooperative agricole o gelaterie diamo lavoro, in alcune zone dell’Africa, a tanti giovani che così possono contribuire al sostentamento delle proprie famiglie, soprattutto, lo fanno nel loro Paese che amano.

Questi accordi, frutto della politica che è l’arte di mediare, sono imperfetti in quanto tentano da una parte di mitigare gli esodi di massa, ma non riescono a preservare da gravi illeciti sui diritti umani. Le associazioni protestano e richiamano la garanzia di accordi che tutelino la dignità della persona.

Molte associazioni, inoltre, hanno voluto evidenziare i rischi a cui sono potenzialmente esposti i migranti che rimangono in Libia e che si ritrovano rinchiusi in questi grandi centri di detenzione. Per poter risolvere questo problema, noi abbiamo promosso con altre associazioni, anche in collaborazione con il governo, i corridoi umanitari.

Bisogna preparare un’accoglienza in Europa, suddivisa nei vari Paesi che aprano le loro porte ai migranti, dando lavoro, permettendo il ricongiungimento familiare, favorendo così lo sfollamento dei grandi centri di detenzione che sono dei veri e propri lager. Sono situazioni disumane che stiamo vedendo tramite la presenza di alcuni nostri giovani a Lesbo e certifichiamo questi soprusi e violazioni dei diritti fondamentali.

Il problema, però, è incentivare un percorso alternativo reale. Le varie organizzazioni – anche se a loro non viene concesso a volte di entrare in questi campi – devono individuare e proporre persone che possano così arrivare in Europa con viaggi sicuri, accoglienze preordinate, garantendo una risposta dignitosa.

L’Europa ha molta voce in capitolo. Dalla sua parte ha la leva di proposte economiche e sviluppo interessanti, che possono essere significative per questi Paesi da cui arrivano i migranti. Deve prevedere sia la possibilità di dare lavoro per chi vuole rimanere nel suo Paese e cercare di garantire degli spostamenti sicuri per chi invece vuole migrare, anche con dei flussi preordinati, con un reale inserimento sociale.