Iraq, il Papa celebra Messa a Erbil: “Cristo vive e opera in questo popolo”

La celebrazione nello stadio Franso Hariri, dove il Papa entra in papamobile: "Qui la Chiesa è viva"

Papa Francesco Iraq

Si è fatto sentire anche in Iraq il coronavirus. E il viaggio di Papa Francesco ne ha risentito, limitando le possibilità di interagire con il popolo e con chi attendeva da tempo la sua visita. A Erbil, tuttavia, nei limiti delle normative anti-Covid il Santo Padre concede un giro in papamobile. Entra così nello Stadio Franso Hariri, salutando la folla che si è radunata, anch’essa nelle limitazioni imposte dalla pandemia, per la Santa Messa. “Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio”, ricorda san Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi. E Gesù, spiega il Pontefice nella sua omelia, “ha rivelato questa potenza e questa sapienza soprattutto con la misericordia e il perdono. Non ha voluto farlo con dimostrazioni di forza o imponendo dall’alto la sua voce, né con lunghi discorsi o esibizioni di scienza incomparabile. Lo ha fatto dando la sua vita sulla croce“.

Ferite visibili e invisibili

E’ facile cadere nella trappola “di pensare che dobbiamo dimostrare agli altri che siamo forti, che siamo sapienti”. L’avvertimento di Papa Francesco attraversa la platea ma anche tutti noi: “In realtà, è il contrario, tutti noi abbiamo bisogno della potenza e della sapienza di Dio rivelata da Gesù sulla croce…  Qui in Iraq, quanti dei vostri fratelli e sorelle, amici e concittadini portano le ferite della guerra e della violenza, ferite visibili e invisibili! La tentazione è di rispondere a questi e ad altri fatti dolorosi con una forza umana, con una sapienza umana. Invece Gesù ci mostra la via di Dio, quella che Lui ha percorso e sulla quale ci chiama a seguirlo”.

Il monito del Papa

Il cuore, spiega Papa Francesco, “va pulito, va ordinato, va purificato. Da che cosa? Dalle falsità che lo sporcano, dalle doppiezze dell’ipocrisia. Tutti noi ne abbiamo. Sono malattie che fanno male al cuore, che infangano la vita, la rendono doppia. Abbiamo bisogno di essere ripuliti dalle nostre ingannevoli sicurezze che mercanteggiano la fede in Dio con cose che passano, con le convenienze del momento”. C’è bisogno di spazzare via dal nostro cuore, così come dalla Chiesa, “le nefaste suggestioni del potere e del denaro“. E per farlo occorre “sporcarci le mani… sentirci responsabili e non restare a guardare mentre il fratello e la sorella soffrono”.

Rafforzarci contro le tentazioni

La purificazione del cuore passa da Gesù: “Dio non ci lascia morire nel nostro peccato. Anche quando gli voltiamo le spalle, non ci abbandona mai a noi stessi. Ci cerca, ci insegue, per chiamarci al pentimento e per purificarci… Il Signore vuole che siamo salvati e che diventiamo tempio vivo del suo amore, nella fraternità, nel servizio e nella misericordia”. Ma non solo. Gesù purifica sì i nostri cuori ma, al tempo stesso, “ci rende partecipi della sua stessa potenza e sapienza. Ci libera da un modo di intendere la fede, la famiglia, la comunità che divide, che contrappone, che esclude, affinché possiamo costruire una Chiesa e una società aperte a tutti e sollecite verso i nostri fratelli e sorelle più bisognosi”. E così, allo stesso modo, ci rafforza per resistere alla tentazione della vendetta.

Una Chiesa viva

Nella terra di Iraq, ferita e violata, Papa Francesco ricorda che la Chiesa “ha fatto e sta facendo molto per proclamare questa meravigliosa sapienza della croce”. E questo anche nelle difficili condizioni della povertà e della sofferenza, dove “molti di voi hanno generosamente offerto aiuto concreto e solidarietà ai poveri e ai sofferenti. Questo è uno dei motivi che mi hanno spinto a venire in pellegrinaggio tra di voi a ringraziarvi e confermarvi nella fede e nella testimonianza. Oggi, posso vedere e toccare con mano che la Chiesa in Iraq è viva, che Cristo vive e opera in questo suo popolo santo e fedele”.