Maxi incendio a Pomezia: c’era amianto nel tetto dei capannoni della Ecox

C’era dell’amianto nelle coperture del tetto dei capannoni andati a fuoco nel megaincendio che da venerdì sta funestando con la sua nube nera la zona di Pomezia, alle porte di Roma. Il metallo tossico era incapsulato, cioè “trattato” per non nuocere in condizioni normali. A confermarne la presenza è stato il direttore del dipartimento prevenzione della As Roma 6 Mariano Sigismondi che aggiunge: “Ora si dovrà valutare l’effetto del calore su questa particolare sostanza. Al momento non abbiamo elementi che possano far destare preoccupazioni, almeno a livello acuto, nell’immediatezza del momento”.

Per il direttore dell’Istituto per l’inquinamento atmosferico del Cnr, Nicola Pirrone, tuttavia, “è probabile che ci possa essere stata una dispersione di microfibre di amianto nell’atmosfera”. Per le analisi dei campioni è stato contattato il Centro Regionale Amianto della Asl di Viterbo. Risultati decisivi sono attesi tra qualche giorno per quanto riguarda i campionamenti dell’aria nella zona dell’incendio effettuati da Arpa Lazio. La presenza di amianto sarà certamente all’attenzione dell’inchiesta aperta dalla procura di Velletri che potrebbe presto passare dall’ipotesi di reato di “rogo colposo” a “disastro ambientale“.

I vigili del fuoco sono ininterrottamente al lavoro con 40 uomini ormai da quasi tre gironi e sperano di riuscire nell’arco delle prossime 24 ore di averla vinta sui cumuli di plastica e carta andati in fiamme alla Eco X, un’azienda di smaltimento di rifiuti sulla via Pontina Vecchia. Il forte vento ha rinvigorito i focolai ancora accesi e ha spinto la nube di fumo verso il litorale romano, lambendo anche le spiagge di Ostia.

Ma a temere di più le conseguenze del maxincendio, oltre agli abitanti della vicina Pomezia, ora sono gli agricoltori. Il sindaco di Pomezia Fucci e il commissario straordinario del Comune di Ardea, Antonio Tedeschi, su indicazione della Asl Rm 6, hanno firmato un’ordinanza di “divieto di raccolta degli ortaggi e di pascolo degli animali nel territorio comunale in un raggio di 5 chilometri dal luogo dell’incendio dell’impianto”. Una misura che ha messo in allarme le organizzazioni degli agricoltori, Coldiretti e Cia, che già preannunciano di costituirsi parte civile “per i danni diretti, indiretti e di immagine provocati dall’incendio”.

“L’ordinanza – spiega la Coldiretti -colpisce una area coltivata di circa 4mila ettari di terreno dove lavorano almeno 150 aziende agricole“. “L’ordinanza del comune di Ardea parla di una sospensione dei raccolti nel raggio di 5 chilometri – osserva la Cia Agricoltori italiani – senza definire drammaticamente i tempi di tale sospensione.

Anche il sindaco di Pomezia è sul piede di guerra. “Se dovesse instaurarsi un processo a carico di eventuali responsabili dell’accaduto ci costituiremo parte civile per ottenere il risarcimento di eventuali danni ambientali, alla salute pubblica e di immagine”. Fucci ha anche firmato un’ordinanza che dispone “la chiusura in via precauzionale di tutte le scuole di ogni ordine e grado” per lunedì e martedì per “consentire le operazioni di pulizia straordinaria che dovranno interessare le aree eventualmente esposte alla ricaduta da combustione”. Non solo. Nell’ordinanza, ha confermato l’evacuazione delle case nel raggio di 100 metri dal luogo dell’incendio, raccomandando di tenere le finestre chiuse nel raggio di 2 km dal deposito di plastiche andato a fuoco. Al momento i dati rilevati dalle stazioni di monitoraggio dell’aria sono nella norma. “Vorrei tranquillizzare i cittadini – ha detto la sindaca di Roma Virginia Raggi – secondo l’Arpa Lazio nell’aria non ci sono sostanze inquinanti o pericolose per la nostra salute“.