Draghi incontra Bennett: “Grazie a Israele per la mediazione nel conflitto in Ucraina”

Ad accogliere il presidente del Consiglio Draghi c'erano il presidente di Yad Vashem Danny Dayan e il ministro della giustizia Gideon Saar

(Fonte: Palazzo Chigi)

Il premier Mario Draghi, nel secondo giorno di visita in Israele, ha incontrato il primo ministro israeliano Naftali Bennett. Durante le dichiarazioni congiunte, Draghi ha espresso a Bennett il suo ringraziamento “per lo sforzo di mediazione” nella crisi ucraina e ha sottolineato che “con il primo ministro abbiamo discusso anche del conflitto. L’Italia sostiene e continuerà a sostenere l’Ucraina e il suo desiderio di far parte dell’Europa”.

Draghi: “Corridoi del grano, agire subito”

Il premier italiano è poi tornato sulla crisi del cibo spiegando: “Abbiamo discusso anche del rischio di catastrofe alimentare dovuta al blocco dei porti del Mar Nero. Dobbiamo operare con la massima urgenza dei corridoi sicuri per il trasporto del grano. Abbiamo pochissimo tempo, perché tra poche settimane il nuovo raccolto sarà pronto e potrebbe essere impossibile conservarlo”.

Bennett cita Draghi: “Whatever it takes”

“Qui sono iniziati i rapporti tra Roma e Israele – ha detto Bennett in conferenza stampa riportato da TgCom24 – oggi i rapporti sono un pochino migliori, le nostre due nazioni hanno dato un contribuito al progresso e allo sviluppo. Oggi apriamo un nuovo capitolo nei nostri rapporti. Faremo un vertice intergovernativo in Israele dopo quasi un decennio di pausa”. Il primo ministro israeliano ha poi aggiunto: “Abbiamo parlato della collaborazione necessaria affinché il nostro gas naturale possa servire anche all’Italia”.

“Entrambi – ha aggiunto – abbiamo aiutato i nostri Paesi a tornare alla stabilità economica ed entrambi siamo determinati ad agire per il benessere dei nostri Paesi”. Bennett ha quindi ricordato l’approccio ‘whatever it takes’ di Draghi e ha aggiunto: “Anche io farà tutto il necessario per portare i rapporti tra Israele e Italia a nuove vette”.

Draghi al museo dell’Olocausto

Il premier Mario Draghi – prima dell’incontro con Bennett – ha visitato il museo dell’Olocausto Yad Vashem. Ad accogliere il presidente del Consiglio c’erano il presidente di Yad Vashem Danny Dayan e il ministro della giustizia Gideon Saar.

“Possa il silenzio di questo luogo esserci di aiuto per affrontare la violenza dei nostri tempi. Lo Yad Vashem testimonia gli orrori della Shoah, il coraggio di chi si oppose ci ricorda il valore della memoria e la lotta all’indifferenza nel contrasto all’antisemitismo. L’Italia è impegnata con forza nella difesa della dignità umana, nel rigetto di ogni forma di odio, nel rifiuto di ogni discriminazione e nella ricerca della pace”. Così il premier all’uscita del museo dell’Olocausto Yad Vashem.

La visita in Israele e Palestina

Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ieri e oggi è in visita in Israele e Palestina. Ieri, nel corso della prima giornata a Gerusalemme, Draghi ha incontrato il Presidente dello Stato di Israele, Isaac Herzog, presso Beit HaNassi.

Successivamente, al Tempio Italiano, ha visitato il Museo di arte ebraica ‘Umberto Nahon’ e la Sinagoga, dove ha incontrato i rappresentanti della Comunità italiana. In seguito alla Knesset, l’incontro con l’Alternate Prime Minister e Ministro degli esteri israeliano, Yair Lapid.

Il programma della seconda giornata

Di seguito il programma di martedì 14 (ora locale):

Ore 9.15 – Arrivo allo Yad Vashem. Visita al Museo dell’Olocausto, cerimonia di deposizione di una corona alla Tenda della Rimembranza e firma del Libro d’onore.
Ore 11.00 – Incontro con il Primo Ministro israeliano, Naftali Bennett, presso l’Ufficio del Primo Ministro.
Al termine sono previste dichiarazioni congiunte alla stampa (ore 12.00 circa).
Segue pranzo di lavoro.
Ore 14.55 – Arrivo al Palazzo di Ramallah. Incontro con il Primo Ministro Palestinese, Mohammad Shtayyeh.
Cerimonia di Firma di intese bilaterali tra Italia e Palestina.
A seguire dichiarazioni congiunte alla stampa.
Previsto in serata il rientro a Roma da Tel Aviv.

L’intervento di Draghi al tempio di Gerusalemme

Autorità tutte, Cari membri della comunità italiana, Sono molto felice di essere qui oggi con voi al Tempio Italiano di Gerusalemme. Da sessant’anni, questo Tempio rappresenta un punto di riferimento religioso, culturale e sociale per gli italiani in Israele. 
Come ho appena appreso, è stato costruito a Conegliano Veneto nel 18esimo secolo, è stato smontato, trasportato e ricostruito a Gerusalemme. 
Oggi continua a essere – come voi – un pezzo d’Italia in Israele. 

Lo sviluppo della Comunità ebraica italiana in Israele è legato soprattutto ai terribili fatti del Ventennio, in particolare all’introduzione delle leggi razziali nel 1938, quelle che anticiparono l’Olocausto.
Gli orrori del nazifascismo non hanno però scalfito lo spirito dell’antica diaspora ebraica in Italia – che ancora oggi è ricca di energia, di spirito, di tradizione.
Dal dopoguerra a oggi, i legami tra le nostre comunità si sono rafforzati, in ogni campo. 
Nella ricerca, tramite la collaborazione universitaria e tramite il lavoro dei singoli – come Giulio Racah, che contribuì in modo significativo a sviluppare la fisica qui in Israele. 
Nell’economia, grazie alle floride attività imprenditoriali di emigranti italiani in Israele e di israeliani in Italia. 
Nel campo della cultura, dal cinema alla letteratura, dall’architettura al design.

Le istituzioni e la società civile italiane sono da tanti anni attivi nella lotta all’antisemitismo, in ambito nazionale e internazionale. 
Il Governo è impegnato a rafforzare la memoria della Shoah e a contrastare le discriminazioni di ogni tipo contro gli ebrei. 
Lo facciamo con la Strategia nazionale, coordinata dalla Professoressa Santerini, e con la Commissione straordinaria presieduta dalla Senatrice Segre.
Abbiamo adottato la definizione dell’antisemitismo dell’International Holocaust Remembrance Alliance per affrontare pregiudizi e stereotipi – dalle scuole all’amministrazione pubblica.
Vogliamo promuovere la conoscenza della cultura ebraica nei musei italiani e coltivare il dialogo tra religioni e fedi per favorire la conoscenza reciproca.
A questo proposito, il dottorato in studi ebraici dell’Università di Bologna, che per tanto tempo era stato inattivo, è stato ripreso e ora è ripartito.
Questi sforzi sono essenziali per tutelare la dignità umana, contrastare l’ignoranza, sconfiggere l’indifferenza.

In momenti di crisi, di incertezza, di guerra – come quello che stiamo vivendo – è ancora più importante opporsi con fermezza all’uso politico dell’odio.
Dobbiamo promuovere la tolleranza, il rispetto reciproco, l’amore per il prossimo: questi sono i veri ingredienti di una pace duratura.  
La storia della vostra comunità è un esempio a cui guardare con orgoglio. Grazie.