IN MANETTE DOLLFUS, BARONE DEL RICICLAGGIO INTERNAZIONALE DI DENARO

È finito in manette l’uomo accusato di essere la persona giusta a cui rivolgersi per far sparire i soldi “sporchi” da portare all’estero, che era a capo di una “holding” con quartier generale a Lugano, considerata dagli inquirenti una “multinazionale del riciclaggio”, tanto che lui viene definito “uomo ombra della finanza internazionale”. Il barone e finanziere svizzero Filippo Dollfus De Volckersberg, è stato arrestato dalla Guardia di finanza di Busto Arsizio, in provincia di Varese, ed è indagato per associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio transnazionale. Nel corso degli ultimi decenni avrebbe, secondo le accuse, aiutato facoltosi italiani a trasferire all’estero e occultare grosse somme di denaro, proventi di appropriazione indebita, evasione fiscale, corruzione o riciclaggio. L’inchiesta è coordinata dal pm di Milano Roberto Pellicano.

Il volume accertato dei movimenti finanziari dell’organizzazione ammonta a circa 800 milioni di euro nell’arco di alcuni anni. Secondo gli inquirenti, però, i flussi sarebbero molto più consistenti, pari ad alcuni miliardi di euro, dato che l’organizzazione sarebbe in campo da circa 40 anni. L’analisi dei documenti sequestrati, ha consentito di identificare 65 tra persone fisiche e giuridiche titolari di rapporti bancari a vario titolo che hanno operato complessivamente con 115 conti in 12 istituti di credito. Sono state mappate, quindi, 421 persone fisiche e giuridiche italiane ed estere che avrebbero avuto rapporti con l’organizzazione.

Nell’ambito dell’inchiesta, le Fiamme gialle hanno perquisito alcuni studi di commercialisti a Roma e Milano, che risulterebbero collegati alla ‘multinazionale del riciclaggio’. Nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Milano Franco Cantù Rajnoldi in seguito alla convalida del fermo, viene sottolineato poi che Dollfus “negli ultimi due anni ha evitato con cura e circospezione l’ingresso nel territorio italiano con la esplicita finalità di sottrarsi alla giurisdizione italiana”.

Le indagini nel 2013 avevano già portato all’arresto del commercialista milanese Gabriele Bravi, collaboratore di Dollfus, che per conto di Rita Rovelli avrebbe riciclato i flussi finanziari provenienti dal fondo Dalan, costituito con la provvista della corruzione relativa alla vicenda Imi-Sir. L’organizzazione, secondo le accuse, avrebbe aiutato quindi società italiane e professionisti a occultare denaro all’estero, anche attraverso società costituite nei ‘paradisi fiscali’.