Berlusconi e Dell'Utri indagati dalla Procura di Firenze

Ci sarebbero i nomi di Silvio Berlusconi e dell'ex senatore Marcello Dell'Utri fra gli indagati della Procura di Firenze per le stragi di mafia del biennio 1992-1993. Il nome dell'ex premier, in particolare, sarebbe sotto i riflettori degli inquirenti come possibile mandante, dopo essere comparso già due volte nell'ambito della medesima inchiesta, con l'ultima archiviazione data 2011: questa volta, i procuratori avrebbero ottenuto dal Gip la riapertura del fascicolo a seguito dei nuovi elementi che sarebbero emersi dalle intercettazioni (effettuate nel corso dell'inchiesta Stato-mafia) dei colloqui in carcere del boss Giuseppe Graviano, affiliato della famiglia operante a Brancaccio e sul quale gravano le condanne per coinvolgimento nelle stragi di Firenze, Milano e Roma. Secondo quanto emerso dalle registrazioni, Graviano avrebbe parlato con un suo compagno d'aria, dicendo: “Berlusconi mi ha chiesto questa cortesia, per questo c'è stata l'urgenza”. Una notizia già rilanciata, nelle scorse ore, da importanti quotidiani nazionali.

Le intercettazioni di Graviano

L'intercettazione risale al 10 aprile dello scorso anno e si tratta di una trascrizione del file audio di un dialogo intercorso fra il boss e il camorrista Umberto Adinolfi nel braccio riservato al 41 bis del carcere di Ascoli Piceno. “Lui voleva scendere – avrebbe detto ancora Graviano – però in quel periodo c'erano i vecchi. Lui mi ha detto: ci vorrebbe una bella cosa. Trent'anni fa, venticinque anni fa, mi sono seduto con te, giusto? Ti ho portato benessere. Poi mi è successa una disgrazia, mi arrestano, tu cominci a pugnalarmi. Per cosa? Per i soldi, perché ti rimangono i soldi…”. Parole contestate immediatamente dai legali di Berlusconi, i quali hanno parlato di “illazioni e notizie infamanti prima del voto”, poiché il loro assistito non ha “mai avuto alcun contatto né diretto né indiretto con il signor Graviano”. Versione rafforzata anche dagli avvocati di Dell'Utri (già condannato a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa), i quali hanno specificato che il boss “non dice Berlusconi, ma bravissimo”. Affermazioni, però, contestate a loro volta dai superesperti nominati dalla Corte d'assise di Palermo i quali, attenendosi a quanto ipotizzato dalla Procura, hanno rilevato che la persona di cui parla Graviano sia proprio Berlusconi.

Dossier al vaglio

Al vaglio dei procuratori, dunque, passano ben 14 mesi di intercettazioni, con l'obiettivo di stabilire se, davvero, esistano connessioni fra l'ex reggente del mandamento di Brancaccio-Ciaculli e l'ex premier. Nelle corso delle prossime settimane verranno avviate nuove verifiche sui dossier in mano alla Procura di Palermo e già spedito alle corrispettive di Firenze e Caltanissetta. Delle due, quella del capoluogo fiorentino è stata la prima ad agire, chiedendo e ottenendo la riapertura, dopo 6 anni, del fascicolo relativo a Berlusconi. Nel frattempo, il legale del Cavaliere, Ghedini, ha spiegato che “sarà interessante verificare se il ministro Andrea Orlando vorrà contribuire, mediante i mezzi ispettivi di cui dispone, a far luce sul grave episodio, anche tenuto conto che, a tenore delle stesse fonti giornalistiche, il nome del presidente Berlusconi nel registro degli indagati sarebbe stato addirittura segretato dalla Procura di Firenze”.