MINORI NELLE GRINFIE DELL’ORCO

bambini

Fatima ha 15 anni quando un’amica su Facebook la mette in contatto con altri utenti più grandi. Basta accettare e il gioco è fatto. La ragazza tramite l’amica maggiorenne che vive in una città vicina alla sua viene invitata ad una festa in discoteca. Qui due ragazzi molto più grandi di lei, uno italiano e uno straniero, dopo essersi presentati la invitano a bere e poi a fare un giro in auto. Fatima non ne ha voglia ma l’insistenza è tanta. I due la portano in un parcheggio e la violentano. Per stare zitta le regalano un cellulare ultimo modello. E le assicurano altri beni di lusso se il prossimo weekend ritornerà in città. Per una settimana, scioccata dall’episodio, rifiuta ogni contatto ma è letteralmente perseguitata dai due e dall’intermediaria che, prima con lusinghe e poi con minacce, la invitano a tacere e ad accettare il nuovo business proposto. I clienti sono tanti e possono pagare molto. Sfinita da messaggi e chat, nonostante il terrore, chiede aiuto ai genitori. Scatta subito la denuncia ai carabinieri che, coordinandosi con la Polizia postale, intercettano i malviventi e il giro di prostituzione. Fatima viene poi indirizzata a un Centro psicologico specializzato in abusi su minori.

Questa storia è a lieto fine ma sono in aumento i casi di adescamento di minori in particolare finalizzato alla prostituzione minorile. Troppo spesso invisibili e difficili da intercettare. Il Compartimento della Polizia Postale e delle Comunicazioni dell’Emilia-Romagna aveva lanciato l’allarme già qualche settimana fa. Per combattere il fenomeno, diffuso non solo tra minori straniere (in primis nigeriane, magrebine, rumene, rom) ma anche tra adolescenti italiane, è stato fondamentale il monitoraggio della rete con il controllo di 168 siti, 21 dei quali sono stati oscurati mediante l’inserimento in black-list per renderli irraggiungibili.

La legge

Il reato di adescamento di minori, introdotto con la Legge n. 172/2012, è definito nell’articolo 609 undecies del Codice Penale grazie al quale viene punito l’adulto che, tramite lusinghe o minacce, su internet o cellulare tenta di catturare la fiducia di un minore e costruisce una relazione tale da indurlo ad un incontro. Il tema è tornato alla ribalta quando la Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza ha pubblicato nel giugno 2016 l’indagine conoscitiva sulla prostituzione minorile frutto di studi durati due anni. Anche alcuni fatti di cronaca di questi ultimi anni hanno messo in luce il fenomeno. Dalle baby squillo italiane dei Parioli ai casi di prostituzione minorile straniera gestita dalla camorra in Campania anche se – il documento parla chiaro – “la prostituzione e lo sfruttamento sessuale minorile avvengono generalmente in una dimensione di occultamento e di difficile visibilità”.

Le vittime

Tre sono le tipologie di vittime minorenni. Una prima generazione nasce principalmente in contesti gravemente disagiati dove spesso è la stessa famiglia ad indirizzare il minore verso la prostituzione al fine di ottenere un’entrata in più per il menage familiare. Una seconda generazione si è sviluppata a seguito della diffusione dei nuovi media. Si tratta di figli di “famiglie benestanti che finiscono per il veicolare messaggi distorti legati per lo più all’apparire, contribuendo alla normalizzazione di un interesse insano nei confronti del denaro… che si prostituiscono per poter accedere a beni di lusso e/o superflui (capi firmati, smartphone di ultima generazione)”. Oltre a queste forme di prostituzione minorile “all’italiana”, esiste anche una terza tipologia di minori a rischio o vittime del fenomeno che coinvolge sempre più i minorenni stranieri. Con l’aumento dei flussi migratori infatti, si è diffusa la tratta ai fini di sfruttamento sessuale. Questo fenomeno riguarda, soprattutto in Italia, i minori stranieri non accompagnati, cioè senza adulti di riferimento, molti dei quali sono in transito nel nostro Paese e si spostano da una città all’altra. Come emerge dal Dossier 2016 di Save the Children restano invisibili. Basti pensare che in Italia, tra gennaio e giugno 2016 sono arrivate via mare 70.222 persone in fuga da guerre e violenze. Di queste 11.608 sono minori, il 90% non accompagnati, tutti a rischio di sfruttamento sessuale o lavorativo. E solo in Europa il 15% delle vittime di tratta è minore. Si va dalle adolescenti nigeriane o rumene, sempre più giovani, costrette alla prostituzione su strada o in luoghi chiusi ai gruppi di minori egiziani, bengalesi e albanesi inseriti nei circuiti dello sfruttamento lavorativo e nei mercati del lavoro in nero, fino ai minori “in transito”, soprattutto eritrei e somali che si allontanano dai centri di accoglienza per raggiungere il Nord Europa ma cadono nella rete degli sfruttatori.

I territori interessati

Nel Lazio sono aumentate tra il 2012 e il 2014 le notizie di reato pari al 516%. A Roma in particolare, sono presenti tutte e tre le tipologie descritte. A Milano il Presidente del Tribunale per i minorenni ha spiegato come il fenomeno dei minori di seconda generazione cioè da famiglie abbienti sia sommerso e difficile da rintracciare mentre l’unica prostituzione evidente è quella di ragazzine e ragazzini nigeriani, albanesi e rumeni.
A Genova i casi di sfruttamento sessuale riguardano soprattutto giovani già seguiti dai servizi sociali per problematiche del minore o del nucleo familiare oppure vulnerabili dopo il fallimento di un percorso adottivo.
In Piemonte e Valle d’Aosta dal 2012 ad oggi, la Procura ha scoperto quattro comunità abusive di minori stranieri, che funzionavano da anni nelle quali il sesso non protetto era una modalità di rapporto ordinaria.
A Napoli, la prostituzione minorile “da tratta” riguarderebbe principalmente adolescenti della fascia d’età 16 – 17 anni. Vi sono poi ragazzini italiani che sono coinvolti con diversi step successivi: prima il messaggino, la ricarica telefonica, poi la conoscenza diretta e l’ingresso in un “giro”.

Sostegno

Bambini e adolescenti hanno un numero telefonico a disposizione 24 ore su 24 tutti i giorni gratuitamente: è il 114 un servizio promosso dal Dipartimento per le Pari Opportunità e gestito da Telefono Azzurro che offre assistenza psicologica e consulenza in situazioni di disagio e attiva la rete dei servizi del territorio per sostenere le vittime delle emergenze.
La Commissione parlamentare promuove però anche due linee. La prima riguarda il supporto alle famiglie attraverso punti di ascolto e dando maggiore forza ai consultori familiari. La seconda concerne invece i progetti di prevenzione nelle scuole, nei centri di aggregazione e oratori. Luoghi facilmente accessibili, alla portata di tutti e dove si usi un approccio e un linguaggio semplice anche con l’aiuto di esperti in psicologia dell’età dello sviluppo, neuropsichiatria infantile, pediatria che aiutino l’adolescente a riflettere su affettività e sessualità e sul rapporto con il mondo digitale. Su questo fronte, si prevede che le forze dell’ordine adottino anche profili esca per intercettare i clienti/offender e le vittime adescate.