Defezioni sacerdotali: problema antico, ma c’è chi strumentalizza per criticare il Papa

Un giornale di domenica interpreta i dati forniti nella giornata di sabato dall’Osservatore sul rapporto della variazione dei sacerdoti, desumibile dall’Annuario statistico della Chiesa per l’anno 2018, in relazione all’anno 2013, allorché il Santo Padre Francesco assurse al soglio petrino. Lo scopo della indagine è immediatamente reso manifesto anche dal titolo dell’articolo: “Sos vocazioni per la Chiesa di Bergoglio: con Papa Francesco 6000 preti hanno lasciato la tonaca”. L’effetto è ridondante: contestare il papa mostrando che cresce il dissenso all’interno della Chiesa per colpa della sua politica! A leggere l’articolo la conferma dell’intenzione: un suadente e convincente modo di esprimersi, un messaggio chiaro e forte, una notizia falsa. Pessimo esempio di giornalismo.

Eh già, perché il giornalismo non è esercitazione alla scrittura o capacità di convincere il lettore (o l’ascoltatore) ma innanzitutto serietà nell’informazione (prima della comunicazione), verifica della fonte, certezza del messaggio divulgato; poi, commento sereno e lucido della notizia, con rispetto delle posizioni di ciascuno, approfondita disamina delle varie sfaccettature della comunicazione; solo dopo questi elementi fondamentali viene in esame la bella forma, la capacità di convincere, la raffinatezza nell’esposizione. Non c’è dubbio che tra un becero messaggio vero ed un’affettata notizia falsa passa il primo, perché la seconda è cestinata. Ed è la destinazione che avrebbe dovuto avere quanto comunicato dal rilancio della notizia del quotidiano vaticano. Perché?

Perché la notizia è che almeno dal 1970 (data da cui partono le pubblicazioni dell’Annuario) le defezioni sacerdotali viaggiano al ritmo di 1000 all’anno, (con un 10% di reinserimenti) pari allo 0,26% del totale, 1 ogni 400 preti. Analizzando le cause si apprende del 95% per insofferenza al celibato, a seguire percentuali minime per le altre motivazioni (disciplinari, immaturità, squilibri fino ad un insignificante dato sulle ragioni di fede).

L’informazione corretta da fornire ai lettori è che si mantiene costante il ritmo delle defezioni almeno da cinquant’anni a questa parte; può essere vieppiù interessante un ulteriore dato relativo al rapporto tra diocesani e religiosi poiché i primi sono in leggero aumento mentre i secondi sono in netto calo per cui le nuove vocazioni monastiche non riescono a sopperire ai decessi.

Ci si può interrogare su questi dati, si possono analizzare i rapporti tra i vari continenti (l’Africa e l’Asia in netta crescita mentre l’Europa e l’America in calo), si possono proporre approfondimenti e studi, elaborazioni e discussioni, ma non si può manipolare il dato per farlo apparire utile ad una tesi preordinata e non suffragata da elementi oggettivi.

Purtroppo, però, tale pratica è costantemente attuata quotidianamente da una gran massa di operatori e di facinorosi che intende far suffragare le proprie idee, ancorché rispettabilissime ma prive di riscontro, da dati oggettivi che in realtà non esistono.

Gli ultimi decenni hanno visto emergere – con la rivoluzione digitale e l’accesso immediato alle informazioni – la tecnica di fornire i dati per confermare le proprie affermazioni ma bisogna intendersi almeno sui punti fondamentali: 1) ci sono dirimenti che valgono a prescindere se siano o meno confermate da opinioni prevalenti: se chiedete alle persone di abolire le tasse avrete il 100% di consensi ma il dato non è utilizzabile; 2) il dato è sempre composito, cioè riferito a vari elementi di composizione, che vanno opportunamente e correttamente considerati: dire che la maggioranza degli italiani è inabile al lavoro considerando la popolazione comprensiva di anziani e minori significa fornire un dato errato; 3) il dato va esaminato nella sua completezza, territoriale e spaziale: dire che le fabbriche sono in gran parte chiuse considerando solo il dato del mese di agosto significa mentire.

Saranno considerazioni ovvie, semplificate per facilitarne la comprensione, ma provate ad osservare quando i soliti cercano di convincervi e scoprirete che i dati che vi forniscono sono falsati, in un modo o nell’altro. Fortunatamente, l’accesso alle informazioni oggi è facilitato ed il commento alle notizie false iene rapidamente smascherato. Si dice che resta il rumore dato anche con una notizia falsa: è così ma dura talmente poco e non convince ormai più nessuno che è del tutto inutile.