GREENPEACE RICORDA IL DEEPWATER HORIZON CINQUE ANNI DOPO

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Ad appena 5 anni dal disastro del Deepwater Horizon Greenpeace fa notare che nonostante i danni incalcolabili registrati “la storia sembra averci insegnato ben poco. Due settimane fa un vasto incendio è scoppiato su una piattaforma petrolifera permanente della compagnia messicana Pemex, sempre nel Golfo del Messico, provocando 4 morti, 16 feriti e danni ambientali. Immagini satellitari mostrano chiazze di petrolio in prossimità del luogo dell’incidente”. La Deepwater Horizon era la piattaforma semisommergibile di perforazione che, durante le fasi finali di realizzazione di un pozzo, nelle acque profonde del Golfo del Messico, si è incendiata a seguito di una esplosione riversando in mare un’immensa quantità di idrocarburi. Gravissime furono le conseguenze ambientali, particolarmente per le coste della Louisiana. Nonostante gli sforzi profusi dei soccorritori per spegnere l’incendio, è risultato impossibile domare le fiamme e il 22 aprile 2010 la struttura, di proprietà della Transocean, una società di servizi per il mondo petrolifero, si è inabissata a causa di una seconda esplosione. La piattaforma giace ora a circa 400 metri di profondità e lo sversamento, di oltre 500 mila tonnellate di petrolio, fu interrotto solo dopo 106 giorni; purtroppo nell’incidente non tutti riuscirono a salvarsi, 11 lavoratori persero la vita. Gran parte degli idrocarburi si depositarono sui fondali e ancora oggi continuano ad avvelenare l’ecosistema marino.

“Eppure – dichiara Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace Italia – c’è ancora, anche tra i nostri governanti, chi sostiene che le estrazioni di petrolio in mare sono sicure e rappresentano solo una fonte di ricchezza, occupazione, progresso”. E ha aggiunto: “Con il decreto Sblocca Italia, contro la cui conversione in legge pende il ricorso di 7 Regioni presso la Corte Costituzionale, il governo Renzi ha spalancato le porte dei nostri mari ai petrolieri. Il decreto rappresenta un piano di sfruttamento intensivo delle risorse di idrocarburi italiane che sono scarse e di pessima qualità”. Non solo: nel Mediterraneo già oggi si riscontra la più alta concentrazione di idrocarburi al mondo (38 milligrammi per metro cubo) e si concentra il 20% del traffico mondiale di idrocarburi, oltre 8 milioni di barili al giorno.