Zaki, l’incubo non finisce: rinnovata ancora la custodia cautelare

I giudici egiziani hanno prolungato ancora la detenzione dello studente. Amnesty rinnova il suo appello all'Italia: "Cambi strategia"

Patrick Zaki

Non è chiaro per quanti giorni ancora ma la permanenza di Patrick Zaki nelle carceri egiziane è stata rinnovata. La custodia cautelare dello studente trentenne proseguirà ancora, prolungando ulteriormente l’incubo del giovane e della sua famiglia. A darne notizia, in colloquio con l’Ansa, è la legale di Zaki, Hoda Nasrallah, che fa sapere come, al momento, non siano stati comunicati i giorni necessari alla nuova udienza per il rinnovo. Una notizia che verrà notificata probabilmente nei prossimi giorni. Resta il fatto che per lo studente l’odissea continua a non avere fine.

Zaki, incubo surreale

Come riferito dall’avvocato, questa volta “hanno fatto prima del solito e già questa è una pessima notizia”. L’ultima volta era stata l’8 agosto scorso. Il diciottesimo mese di Patrick Zaki nelle carceri d’Egitto, più di un anno durante il quale la speranza di riuscire a tornare a casa è diventata sempre più flebile. Il giovane rischia fino a venticinque anni di carcere, sulla base di accuse mai provate e mai discusse. E in Egitto, la custodia cautelare può rinnovarsi anche oltre i due anni previsti. Un limbo surreale, che continua a non vedere passi in direzione della luce.

Appello di Amnesty

Il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, ha lanciato un ennesimo appello. “Pare sempre più chiaro che la magistratura egiziana vuole tenere Patrick in carcere fino al massimo possibile col rischio che vada a processo o che la detenzione si protragga ulteriormente per nuovi, inventati capi d’accusa. Chiedo al governo italiano di protestare formalmente con l’Egitto”. Ma non solo. Noury ha richiesto ai parlamentari che alle Camere hanno votato per la cittadinanza italiana di Zaki “di farsi sentire. E di chiedere al governo che appoggiano di cambiare la fallimentare strategia sin qui portata avanti nei confronti dell’Egitto”.