Coppa del mondo, l’azzurro Paris vince la mitica Streif di Kitzbuehel

Un grandissimo Dominik Paris si è aggiudicato la discesa di Kitzbuehel, in Austria. L’italiano, in 1’55’’01, ha domato la mitica Streif, la pista più temuta e rispettata della Coppa del Mondo. La Streif – che parte da 1.665 metri di altitudine e in alcune sezioni arriva all’85% di pendenza – fa toccare agli atleti punte di 145 km/h. Sul podio, a sorpresa, sono saliti i francesi Valentin Giraud Moine e Johann Clarey, arrivati rispettivamente a 21 e 33/100 dal 27enne di Santa Valburga; al quarto posto si è piazzato un altro azzurro, Peter Fill, primo l’anno scorso. Paris, invece, aveva vinto la discesa di Kitzbuehel nel 2013 ed era giunto al secondo posto nel 2015. Lo stesso anno si era aggiudicato il super-G nella medesima località austriaca.

Christof Innerhofer, dopo l’argento nel superG di ieri, è finito 16° (a 1”53) dopo aver rischiato grosso nella stradina. “Ero molto propenso al rischio oggi – ha dichiarato Innerhofer –. Sapevo che quelle erano tre curve difficili, da fare bene se si voleva vincere. La prima è andata bene, la seconda l’ho stretta troppo presto e così sono uscito largo dalla Steilhang. Congratulazioni a Dominik, se lo merita”. Fill, partito col pettorale numero 5, rimpiange di aver perso troppo “nei tratti di scorrimento”. “Anche all’altezza del primo intermedio – ha aggiunto – non sono passato come volevo. Peccato, avrei voluto salire di nuovo sul podio”.

Paris gongola con il settimo successo della sua carriera in tasca. Mai nessun italiano era riuscito a bissare la vittoria sulla Streif. In passato avevano vinto solo Ghedina (1998) e il già citato Fill (2016). “Vincere la prima volta è stato bellissimo – ha affermato Dominik – ma ci poteva anche stare. Farlo la seconda volta dà un’emozione in più, è speciale, perché è difficile riconfermarsi il più forte. Devo dire la verità: non me lo aspettavo. Sono stato anche fortunato: quelli forti sono andati bene nella parte alta, ma poi hanno perso velocità in basso o sono caduti come Beat Feuz. Io sono scivolato due volte in cima, sotto sono invece andato velocissimo e sul salto finale temevo di atterrare a casa”.