19enne spara contri i carabinieri: arrestato

Nonno e nipote vicini a un clan camorrista arrestati dai carabinieri nel napoletano. La vicenda “familiare” è iniziata ieri quando a Casandrino i carabinieri della stazione di Grumo Nevano hanno notato durante un pattugliamento uno scooter senza targa sul quale correvano due ragazzi con il volto coperto da uno scaldacollo. Alla vista dei militari i due sono fuggiti e il passeggero ha sparato un colpo di pistola contro l'auto colpendone il cofano. La sezione rilievi del nucleo investigativo di Castello di Cisterna ha rinvenuto un bossolo di semiautomatica calibro 9×21.

“Bombolone”

Il ragazzo è stato presto identificato e sono scattate le ricerche. Dopo averlo inutilmente cercato a casa sua, i militari hanno fatto irruzione nell'abitazione del nonno, a Parete. Il 60enne, detto “bombolone”, già noto per rapine e associazione a delinquere e ritenuto affiliato al clan camorristico dei “Verde” attivo a Sant’antimo, ha cercato di liberarsi dell'arma del nipote gettandola dalla finestra. La pistola, recuperata da militari che avevano circondato la casa, è risultata essere una semiautomatica calibro 9 provento di furto. il 60enne è stato arrestato per la detenzione illegale d'arma e sottoposto all’obbligo di dimora e di firma.

Qualche ora dopo, a Giugliano in Campania, i militari hanno arrestato il 19enne, anch’egli ritenuto contiguo al clan “Verde” e già sottoposto all’obbligo della permanenza in casa per una rapina commessa da minorenne: avendo capito che i militari erano arrivati a lui e appreso che avevano arrestato il nonno il ragazzo si è consegnato spontaneamente in caserma.

Il clan Verde

Lo scorso 6 aprile sempre i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Giugliano in Campania, dopo indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, avevano dato esecuzione a un decreto di fermo a carico di 6 indagati ritenuti contigui al clan dei “Verde” operante nei territori di Sant’Antimo, Grumo Nevano e Casandrino. I 6 sono stati accusati di estorsione, di detenzione e di porto illegale di armi e ricettazione, reati aggravati dal metodo e da finalità mafiose. Nello specifico, il gruppo gestiva gli affari illeciti nell’hinterland a Nord del capoluogo campano in collaborazione con il clan amico Ranucci.