Gli arrestati rischiano la pena di morte

Rischiano la pena di morte alcune delle 450 persone arrestate da sabato scorso in Iran durante le prosteste contro il carovita e la corruzione inziate il 28 dicembre. Il capo della Corte Rivoluzionaria della provincia di Teheran, Moussa Ghazanfarabad, ha infatti affermato che alcuni manifestanti potrebbero essere accusati di “Muharebeh” (guerra contro Dio), un reato che prevede appunto la pena di morte. “Uno dei capi d’accusa contro i leader delle proteste può essere il Muharebeh perché essi hanno legami e sono guidati da servizi di intelligence stranieri” ha detto Ghazanfarabadi, secondo quanto riporta l’agenzia semiufficiale Tasnim. “Coloro che sono stati arrestati dal terzo giorno delle proteste – ha proseguito – non sono considerati come coloro che protestavano per i loro diritti, e verranno puniti in modo severo per aver cercato di rovesciare il sistema”. E poi: “Durante le recenti proteste abbiamo arrestato alcuni mercenari che erano tra i più ricercati negli ultimi anni”. Ghazanfarabadi ha poi spiegato che alcuni dei dimostranti dovranno presentarsi in tribunale in tempi brevi con l’accusa di avere agito contro la sicurezza nazionale e di avere danneggiato proprietà pubbliche. Il vicegovernatore per la sicurezza di Teheran, Ali Ashgar Nasserbakht, citato dall’agenzia semiufficiale iraniana Ilna, ha affermato che 200 persone sono state arrestate sabato, 150 domenica e 100 ieri. Fra gli ultimi arrestati ci sarebbe anche la ragazza diventata un simbolo delle proteste per essersi tolta il suo hijab bianco e averlo sventolato a testa scoperta, come motra un video diventato virale dopo che è stato postato su Twitter da Armin Navabi, autore del blog “Atheist Republic” e del libro “Why there is no God”, con la didascalia “Questa donna in #Iran si è tolta l’#hijab per contestare le norme d’abbigliamento imposte alle donne islamiche”.

Khamenei accusa gli stranieri

Per la prima volta dall’inizio delle manifestazioni è intervenuto oggi anche l’ayatollah Alì Khamenei, Guida suprema del Paese. I nemici dell’Iran, ha affermato, “hanno rafforzato l’alleanza per colpire le istituzioni islamiche. Con i diversi strumenti come denaro, armi, politica e sistemi di sicurezza, i nemici hanno provato a minare il sistema” ha aggiunto. Nella dichiarazione sulla pagina web della Guida Suprema, Khamenei non ha menzionato nessun Paese straniero in particolare ed ha concluso annunciando che “Parlerò al popolo dei recenti incidenti a tempo debito“.

Il bilancio delle vittime

Gli scontri, secondo i media iraniani, hanno causato fino ad ora 23 vittime, nove delle quali la scorsa notte. Tra di esse anche un membro dei Guardiani della rivoluzione. Si contano due morti a Najafabad, nella provincia di Isfahan, e altri due a Khomeinishahr. Inoltre sei persone sono state uccise a Ghahderijan (Isfahan), tre a Tuiserkan (Hamedan) e tre a Izeh (Khuzestan). Ci sono state poi quattro vittime a Doroud (Lorestan) e tre a Shahinshahr (Isfahan).

I timori della Turchia

La grave situazione in Iran è ovviamente al centro dell’attenzione degli altri Paesi del Medio Oriente e del mondo intero. La Turchia, in una nota del ministero degli Esteri diffusa dai media locali, ha espresso “preoccupazione” per le proteste e auspica che prevalga “il buon senso per prevenire l’escalation degli eventi ed evitare la retorica provocatoria e gli interventi stranieri. In questo contesto – aggiunge la nota – tenendo contro delle dichiarazioni del presidente Rohani che il popolo ha il diritto di manifestare pacificamente, crediamo che la legge non debba essere violata, la proprietà pubblica non debba essere danneggiata e che vadano evitate provocazioni e violenze”.

Le rivelazioni di Israele

Il capo di stato maggiore israeliano gen. Gady Eisenkot ha invece rivelato che negli ultimi cinque anni Teheran ha investito miliardi di dollari in Siria e centinaia di milioni di dollari in Iraq per estendere la propria influenza regionale. Secondo i dati in suo possesso, gli Hezbollah libanesi ricevono dall’Iran annualmente fra 700 milioni e un miliardo di dollari; in cambio hanno accettato di destinare il 40 per cento delle proprie forze per operazioni di interesse iraniano in Siria e nello Yemen. In Siria, l’Iran mantiene oltre 2.000 consiglieri ed esperti, affiancati da 10 mila combattenti sciiti. Inoltre – secondo il gen. Eisenkot – l’Iran versa annualmente 100 milioni di dollari a Hamas e alla Jihad islamica per sostenere le loro attività nella striscia di Gaza. Nei giorni scorsi i media israeliani hanno riferito che dimostranti iraniani hanno scandito slogan ostili agli Hezbollah e a Hamas.

Le mosse di Trump

Secondo il Wall Street Journal le nuove sanzioni minacciate nei mesi scorsi dal presidente Trump contro l’Iran potrebbero colpire i Guardiani della rivoluzione, una forza che risponde solo al leader supremo, l’ayatollah Ali Khameney. In tal modo si eviterebbe di danneggiare gli iraniani che stanno manifestando. L’amministrazione Usa, intanto, sta facendo pressioni su vari Paesi per sostenere i diritti degli iraniani ad attuare proteste pacifiche.