Dopo sette anni, la fine del conflitto siriano si avvicina?

Nonostante le truppe governative abbiano, nell’ultimo anno, guadagnato terreno in maniera significativa piegando progressivamente sia le forze dell’Isis che quelle dei ribelli, la battaglia per la riconquista della Siria prosegue lungo la direttiva meridionale che punta dritto verso Ghouta Est, l’area urbana ad oriente di Damasco, da anni roccaforte dei gruppi che fronteggiano le milizie regolari. L’esercito di Assad, coadiuvato dalle forze aeree russe, è sempre più vicino alla conquista di questa striscia di terra tramite l’azione combinata dei bombardamenti aerei e dell’attività persistente della fanteria che, sembra, abbia guadagnato terreno su circa la metà della Ghouta occupata: secondo quanto riportato da fonti russe, infatti, nella notte tra giovedì e venerdì il settore Aftares e le sue postazioni di contraerea sarebbero già stati liberati dalla presenza del gruppo armato Al-Habib Al-Mustafa, insediatosi nel quartiere nell’ormai lontano 2012.

È opportuno ricordare che proprio in questi giorni la guerra civile siriana, ritenuta dall’Onu colpevole di aver mietuto più di 400mila vittime dal 2011, compie otto anni, un periodo durante il quale vari soggetti della comunità internazionale hanno, in maniera più o meno evidente, operato per perseguire i propri interessi giacenti sul territorio. Proprio nell’area della Ghouta orientale questi interessi sembrano convergere: dopo Raqqa e Deir Ezzor, la resa dei ribelli in quest’area (non a caso segnalata da russi, turchi ed iraniani come cease fire zone necessaria durante i colloqui di Astana già nel 2017) segnerebbe di fatto la riconquista della Siria meridionale per Assad, uno scenario piuttosto sgradito a diverse forze che giocano intorno allo scacchiere siriano. Le polemiche sui tavoli della diplomazia non mancano dal momento che la Ghouta orientale è un quartiere popolato per lo più da civili ostaggio delle manovre belliche di entrambe le forze presenti in campo: i corridoi umanitari predisposti dall’esercito siriano per consentire le necessarie vie di fuga ed il transito degli aiuti della Croce Rossa dopo i presunti attacchi chimici degli ultimi giorni sarebbero ancora vuoti. Tutto lascia pensare che i gruppi ribelli stiano utilizzando la popolazione come scudo umano.

Secondo quanto riportato da fonti presenti sul posto, i balconi e le piazze della Ghouta orientale cominciano a colorarsi di rosso, bianco e nero, quasi ad invogliare l’esercito regolare ad un’avanzata che settimana dopo settimana, pare sempre più inesorabile. Nelle prossime settimane quest’area suburbana ad est di Damasco, sorta su un’oasi di terreno coltivabile in mezzo al deserto, potrebbe sancire un passo decisivo verso la fine di uno dei conflitti più sanguinosi degli ultimi 50 anni.

Giannicola Saldutti – ricercatore associato dell’IsAG (Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie)