Condannato a morte il responsabile dell’incendio di Kyoto

Condannato a morte il responsabile dell'incendio appiccato in uno studio di animazione di Kyoto: nel rogo morirono 36 persone

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Il responsabile dell’incendio nel 2019 nello studio di animazione a Kyoto – in cui morirono 36 persone – è stato condannato alla pena capitale da un tribunale giapponese. Il 45enne, ex dipendente dell’azienda, si era dichiarato colpevole.

Giappone: condanna a morte per responsabile incendio Kyoto

Sentenza di condanna a morte per Shinji Aoba, l’uomo responsabile nel luglio del 2019 di aver appiccato un incendio in uno studio di animazione a Kyoto in cui trovarono la morte 36 persone. Il 45enne, ex dipendente dell’azienda, si era dichiarato colpevole nel corso del processo che si concentrava prevalentemente sulla consapevolezza dell’imputato di assumersi la responsabilità del crimine. Dall’apertura del processo, lo scorso settembre, si sono svolte ventidue udienze. Durante il rogo, considerato uno dei più gravi omicidi di massa mai verificatosi in Giappone, oltre alle vittime, 32 dipendenti sono rimasti feriti.

Le motivazioni del rogo

Aoba riteneva che lo studio avesse rubato alcune sue idee. La mattina del 18 luglio 2019, si recò nell’edificio di tre piani con taniche di benzina e appiccando il fuoco all’interno del palazzo al grido di ‘Crepate tutti’. Gran parte delle vittime erano impiegati della Kyoto Animation, conosciuta con il nome di Kyo-Ani, rimaste intrappolate ai piani alti e morti intossicati. Secondo alcuni esperti, hanno contribuito all’elevato numero di morti le scale a chiocciola che collegavano i tre piani dell’edificio e hanno agevolato la propagazione delle fiamme e del fumo. Lo stesso imputato è rimasto ustionato su circa il 90% del corpo e da allora ha subito 12 operazioni. Nel formulare la sentenza, il giudice Keisuke Masuda ha affermato che Aoba non si trovava in uno stato di incapacità mentale o ridotta capacità di intendere e di volere al momento dei fatti. La difesa aveva sostenuto che l’uomo manifestava forme di delirio e soffriva di mancanza di lucidità, perché credeva di “combattere contro figure oscure”.

Fonte: Ansa