Libia, l'Europa verso una soluzione concorde

Austria

L'aveva chiesta l'Italia e oggi se ne discuterà a Bruxelles. In giornata, il Consiglio Affari Esteri dell'Unione Europea tratterà se sarà opportuna una missione dell'Ue in grado di monitorare e bloccare l'ingresso delle armi in Libia. Al centro del tavolo, c'è il rilancio dell'operazione Sophia per fronteggiare la crescente emergenza nel Paese affacciato sul Mediterraneo. Un vertice che sarà sicuramente un braccio di ferro, con Austria ed Ungheria poco propense a riattivare l'operazione: la paura è che si possa replicare quel “traffico marino” che finirebbe per riprendere i soccorsi in mare, incoraggiando nuove ondate migratorie. 

Alla ricerca di un compromesso

La Germania fa da arbitro, assicurando a Vienna e Budapest un “compromesso”. Ieri il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Mass, ha proposto una soluzione che metta tutti d'accordo, prevedendo che, con tutta probabilità, potrebbe non esserci bisogno di navi, poiché i controlli avverrebbero via aerea. Anche l'Alto rappresentante dell'Ue, Josep Borrell, ha assicurato:  “C'è più di un Paese contro il rilancio dell'operazione Sophia. Quando ci si avvicina alla decisione finale, molti altri hanno alcune riluttanze. Oggi non penso ci sarà una decisione […]. Lo possiamo fare al prossimo consiglio, se ci sono Stati che credono che occorrano più valutazioni”.

Tregua fragile

Intanto in Libia, il cessate il fuoco non c'è ancora, con continue violazioni. L'Onu avverte: “La situazione in Libia resta molto preoccupante” sono le parole dell'inviato aggiunto dell'Onu, Stephanie Williams, in conferenza stampa a Monaco: “Nonostante alcuni segnali positivi,la popolazione continua a soffrire e la situazione economica continua a deteriorarsi, esacerbata dal blocco del petrolio” ha spiegato. Se l'Unione Europea sarà in grado di bloccare l'ingresso delle armi in Libia è tutto da vedere. Intanto, si susseguono le chiamate d'emergenza: ieri la Alarm Phone ha ricevuto la chiamata da una barca in pericolo nella Sar di Malta, con a bordo circa 40 persone. La crisi libica non è lineare, come previsto.