Affari Costituzionali: Torrisi eletto presidente. Renziani furiosi, maggioranza a rischio

Il neo presidente della commissione Affari Costituzionali, Salvatore Torrisi, deve rinunciare al suo incarico o sarà messo alla porta da Alternativa popolare. Così Angelino Alfano sta cercando di risolvere una situazione spinosa, che rischia di far naufragare la maggioranza a sostegno del governo Gentiloni. “Torrisi, che è persona stimata – ha detto il leader di Ap – mi ha chiesto 24 ore per rifletterci. Ma visto che si tratta di una questione di principio è chiaro che una sua permanenza alla presidenza è incompatibile con Ap. Noi abbiamo votato a favore del candidato del Pd perché quella presidenza toccava al Pd: noi rispettiamo i patti, siamo leali”. Il massimo che Ap poteva fare, ha aggiunto, ” è quello che abbiamo fatto, chiedere a Torrisi di rinunciare alla Presidenza. Ogni volta che facciamo battaglia politica andiamo avanti a viso aperto, in chiaro”. Poi la stoccata a Matteo Orfini: “Da lui ho sentito parole surreali. Siccome non siamo nati ieri e abbiamo capito il giochino dico che non ci stiamo. Se qualcuno cerca pretesti per far cadere il governo e andare al voto anticipato lo dica chiaro”.

La reazione dei renziani all’elezione di Torrisi è stata furente “E’ un patto della conservazione tra M5s e Fi, Mdp e Ap per non cambiare la legge elettorale”, accusano. E a stretto giro i vertici Pd chiedono un incontro al premier e al presidente Sergio Mattarella per un chiarimento politico. Così non si può andare avanti, dicono gli accoliti di Matteo Renzi. E anche Andrea Orlando osserva che l’episodio può portare al voto anticipato.

Dopo il referendum, ragionano i renziani, la legislatura si è sfilacciata, come dimostrano gli screzi con alfaniani e bersaniani, dal Def ai voucher, alla legge elettorale. A questo punto tra gli uomini vicini all’ex premier cresce la tentazione di sfidare i Cinque stelle per votare insieme in tempi brevi il Legalicum (cioè l’Italicum corretto, senza i capilista bloccati). A quel punto ci sarebbero le condizioni per chiudere la legislatura e andare al voto.

Per la presidenza della commissione il Pd aveva candidato Pagliari. Ma il voto segreto è finito 16 a 11 per il centrista Torrisi. “Una tempesta in un bicchier d’acqua, Torrisi è stato presidente supplente in questi mesi”, ha invitato alla calma il presidente del Senato Pietro Grasso. Ma per i dem il voto ha un senso politico: dimostra che non c’è volontà di cambiare la legge elettorale, si vuole il proporzionale. “Si è superato il limite”, ha detto Luigi Zanda, nel mirino dei renziani per non aver saputo gestire la vicenda. “La lealtà in maggioranza non è un optional”, ha avvertito Ettore Rosato.