Colpe e responsabilità dei genitori

Occorre spendere qualche parola su una querelle che – dal mio punto di vista – negli ultimi decenni si è molto radicalizzata. Quella legata alla differenza tra colpe e responsabilità dei genitori.

Il progresso delle scienze pedagogiche e psicologiche ha infatti reso molto più fine e complessa la conoscenza dell’influenza dei genitori nello sviluppo psichico ed esistenziale dei figli. Però – ad un certo punto – qualcuno ha avuto l’impressione che si fosse esagerato, come il filosofo Bertrand Russell che scriveva: “La psicoanalisi ha inculcato nei genitori della classe istruita il terrore del male che possono inconsciamente fare ai loro figli. Se li baciano, possono far nascere in loro un complesso di Edipo; se non li baciano, possono provocare una manifestazione di gelosia. Se ordinano al bambino di fare questa o quella cosa, possono far nascere in lui il senso della colpa; se no, i bambini prendono delle abitudini che i genitori giudicano indesiderabili…”. Un esercizio della genitorialità che è così diventata “timida, ansiosa e piena di scrupoli di coscienza”.

Genitori che si colpevolizzano non possono essere buoni educatori, perché la colpa, a differenza della responsabilità, blocca, sempre. Certo, magari come educatori si poteva fare diversamente, ma quando ci si riferisce al passato, occorre accettare e riconoscere anche i propri limiti e i propri errori e – questo forse il punto più importante – cercare con le proprie capacità di porvi rimedio. Del resto, se non si è potuto far di meglio, forse un motivo ci sarà.

E forse quel motivo va cercato nel fatto che anche i genitori sono stati a loro volta figli di relazioni imperfette, di errori di valutazione, di rigidità legate alle credenze pedagogiche del periodo. Ma la vita va avanti. Ci rasserena molto la metafora dell’eredità: i vostri figli ricevono un’eredità. Può essere abbondante o magra, ma ciò che ne faranno, dipenderà da loro. Questo non ci esime, nell’agire la nostra genitorialità responsabile, dal cercare di lasciare ai figli una buona eredità, e dall’insegnar loro ad amministrarla bene.

Tratto da “Sempre”