Monito del Papa contro le “colonizzazioni ideologiche”

Bisogna discernere le novità, perché ce ne sono alcune che non tollerano le differenze e finiscono per perseguitare anche i credenti. Papa Francesco torna a prendere di mira le “colonizzazioni culturali e ideologiche”, lo fa nell'omelia della Messa mattutina a Casa Santa Marta.

Il Santo Padre parte dalla vicenda del martirio di Eleazaro, narrato nel libro dei Maccabei e proposto dalla Prima Lettura odierna, per individuare tre tipi principali di persecuzioni: quella religiosa, quella politico-religiosa, quella culturale. Si sofferma dunque su quest'ultima, rilevando che avviene quando c'è “una nuova cultura che vuole fare tutto nuovo e fa piazza pulita delle tradizioni, della storia, anche della religione di un popolo”.

È la persecuzione che colpisce Eleazaro, colpito da alcuni del popolo per il suo potere e per la bellezza. Per questo lo vogliono spodestare e “fare tutto nuovo”. E secondo il Papa, una persecuzione nata da una colonizzazione ideologica va avanti sempre così: distrugge, “fa tutto uguale, non è capace di tollerare le differenze”.

Il Pontefice ricorda poi vicende a noi più vicine, come i genocidi del secolo scorso, “che – afferma – era una cosa culturale, nuova: ‘Tutti uguali e questi che non hanno il sangue puro fuori e questi’… Tutti uguali, non c’è posto per le differenze, non c’è posto per gli altri, non c’è posto per Dio“.

Pertanto – avvisa Papa Bergoglio – bisogna discernere le novità, quelle che vengono dallo Spirito Santo e quelle che hanno una “radice perversa”. E spiega che “ieri, le differenze erano chiare, come ha fatto Dio, la creazione si rispettava; ma oggi siamo un po’ moderni… tu fai… tu capisci … le cose non sono tanto differenti… e si fa una mescolanza di cose”.

Il Papa ritiene che tali colonizzazioni ideologiche e culturali siano un “peccato bruttissimo di bestemmia contro il Dio creatore”. Ogni volta che arriva una colonizzazione culturale e ideologica “si pecca contro Dio creatore perché si vuole cambiare la Creazione come l’ha fatta Lui. E contro questo fatto che lungo la storia è accaduto tante volte soltanto c’è una medicina: la testimonianza, cioè il martirio”.

In tal senso torna la figura di Eleazaro, che pensa alla “eredità della propria testimonianza”, che è “una promessa di fecondità”. Il Papa conclude auspicando che il suo esempio “ci aiuti nei momenti forse di confusione davanti alle colonizzazioni culturali e spirituali che ci vengono proposte”.