I ribelli denunciano un attacco al cloro

Sarebbe di un bambino morto e 13 feriti, con sintomi di asfissia, il bilancio di un raid su Ghouta che, secondo quanto denunciato dai ribelli anti Assad sarebbe stato condotto con una bomba contenente cloro allo stato gassoso.

Nella zona è in corso un'offensiva aerea del regime di Damasco sostenuto dai russi, che ha causato 520 vittime tra cui 130 minori. Il tutto malgrado sabato il Consiglio di Sicurezza dell'Onu abbia votato l'adozione “senza indugi” di una tregua di 30 giorni, ma senza fissare il momento esatto – su richiesta di Mosca – in cui il cessate il fuoco sarebbe iniziato e lasciando spazio aperto a molte ambiguità che rendono il testo aperto a diverse eccezioni.

A dare la notizia di questo ultimo raid in ordine di tempo è l'Osservatorio siriano per i diritti umani secondo il quale l'ordigno contenente cloro allo stato gassoso sarebbe stato sganciato da un aereo di cui non è stata accertata la nazionalità nella zona di Al Shifunia. Mohamed Alloush, capo della fazione sunnita anti-Assad “Jaysh al-Islam” (Esercito dell'Islam) che opera a Ghouta, ha pubblicato sul suo account Twitter la foto del bimbo che, secondo lui, sarebbe stato ucciso dalla bomba al cloro. Immagine la cui autenticità non è stata verificata da fonti indipendenti. Nello scatto si vede il corpo senza vita del piccolo, con solo il volto visibile ed il resto del copro avvolto in un velo celeste con la scirtta “25 febbraio 2018, Al Shifunia. Ucciso dal cloro“. Il 6 febbraio un altro possibile caso di uso di ordigni al cloro è sotto inchiesta da parte dell'Onu a Saraqueb, nella provincia di Idlib, l'ultima quasi interamente rimasta nelle mani dei gruppi jihadisti, a Duma e a Ghouta.